Valdobbiadene, lanciata la lotta biologica nelle colline Unesco: utilizzo di insetti autoctoni per contrastare la cocciniglia farinosa della vite

Tra le colline di Valdobbiadene Patrimonio Unesco il tema della sostenibilità in vigneto sta diventando il nuovo obiettivo da perseguire, ancora meglio se per risolvere alcune malattie o problematiche connesse alla coltivazione della vite si riesca ad utilizzare insetti cosiddetti utili, in grado di parassitizzarne altri dannosi alla produzione viticola sia in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi.

Una tecnica biologica, quindi, che sfrutta la capacità di alcune specie di insetti, per altro già presenti naturalmente nel territorio, per combattere, in questo caso, la cocciniglia farinosa della vite (Planococcus ficus) in un modo naturale e nel rispetto dell’ambiente.

Un progetto che ha come scopo abbattere, o comunque non aumentare, l’utilizzo e l’immissione di insetticidi chimici nell’ambiente, i più impattanti per altro dal punto di vista dell’entomofauna del territorio, favorendo una lotta completamente biologica che punta a ristabilire un equilibrio naturale tra prede e predatori all’interno dell’ecosistema-vigneto.

Questa strategia biologica si basa sull’immissione in vigneto di una specie di insetto imenottero, l’Anagyrus Vladimiri, caratterizzata da una straordinaria capacità di riprodursi a spese della cocciniglia farinosa della vite, utilizzandola come ospite al momento dell’ovideposizione.

“Un’iniziativa realizzata grazie al supporto tecnico di Maurizio Poletti, della società Geofin spa di Verona, e del team di Bioverde Trentino srl di Farra di Soligo – spiega Nicola Geronazzo, enologo di Valdobbiadene –, al fine di contrastare il proliferare della cocciniglia farinosa della vite, responsabile di attacchi e danni alla produzione viticola sempre più importanti e frequenti nei vigneti delle colline di Conegliano e Valdobbiadene”.

Il primo lancio primaverile di questo insetto utile è stato effettuato mercoledì 5 maggio in due diversi vigneti di Saccol di Valdobbiadene, in cui erano stati rilevati alcuni focolai dovuti alla presenza della cocciniglia nel corso delle due annate precedent

Il lancio viene effettuato aprendo semplicemente delle apposite confezioni contenenti 250 esemplari ciascuna di Anagyrus Vladimiri, distribuendo il contenuto in maniera più uniforme possibile nel vigneto, avendo cura di eseguire le applicazioni più importanti in corrispondenza dei ceppi maggiormente sintomatici, in quanto sede di un importante numero di cocciniglie e quindi di ospiti che possono essere parassitizzati e sfruttati dall’insetto utile per riprodursi.

Continuiamo la ricerca verso la promozione della lotta biologica, del sano e del naturale – afferma Flavio Vedova, titolare dell’azienda agricola Vedova Tarcisio di Valdobbiadene e dei vigneti sui quali si stanno effettuando queste prove – quello che stiamo utilizzando è un metodo biologico che aiuterà a fare un grosso passo avanti verso una sempre maggiore sostenibilità della filiera vitivinicola all’interno della nostra azienda”.

Un risultato che mira a sensibilizzare ed informare i viticoltori delle colline di Conegliano e Valdobbiadene dell’esistenza e dell’efficacia, perlopiù già testata e riconosciuta in altre aziende della zona, di queste strategie di lotta alternative alla lotta chimica.

Un Insieme di piccoli accorgimenti che nel loro insieme elevano ancor di più la qualità intrinseca delle uve atte a produrre il Conegliano Valdobbiadene docg e dell’intero territorio delle Colline Patrimonio Unesco.

(Foto: per gentile concessione di Nicola Geronazzo).
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