Valdobbiadene, nuove sfide per la “Colesel Spumanti”. Antonio e Vlady Bortolin: “Questo territorio deve essere capace di trasmettere la sua qualità”

Antonio e Vlady Bortolin, titolari della cantina “Colesel Spumanti” a Santo Stefano di Valdobbiadene, guardano con ottimismo alla primavera e all’estate 2022 per il territorio del Conegliano Valdobbiadene.

Dopo il periodo più critico della pandemia, l’area riconosciuta Patrimonio dell’Umanità nel 2019 è pronta ad accogliere i turisti che sceglieranno di trascorrere qualche momento di spensieratezza tra le colline Unesco, apprezzando il prodotto principe di queste terre: il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg.

Antonio e Vlady portano avanti le tradizioni del nonno Antonio, che a metà del secolo scorso aveva dimostrato di credere fortemente nella vite Prosecco, convinto che in questo territorio ci fossero tutte le condizioni per investire risorse umane ed economiche allo scopo di costruire le basi di un futuro solido per le nuove generazioni.

Da sempre la nostra famiglia si è occupata della coltivazione della vite Prosecco ma inizialmente avevamo anche un piccolo allevamento di vacche, le quali venivano alimentate con l’erba sfalciata nei vigneti – spiega Vlady -. Nel 1949 nostro nonno ha iniziato l’avventura dello spumante: noi siamo una delle prime famiglie che ha intrapreso la spumantizzazione già in autoclave. Sulle nostre linee non abbiamo il rifermentato in bottiglia, il vino con il fondo, perché abbiamo una tradizione da spumantisti con il metodo Martinotti”.

Il nonno aveva fondato insieme ai suoi fratelli l’azienda “Fratelli Bortolin”, che esiste ancora, poi le famiglie hanno intrapreso delle attività in autonomia e Siro, il padre di Vlady e Antonio, ha creato nel 1986 la “Colesel Spumanti”.

Colesel deriva dal nome del nostro principale appezzamento – continua Vlady -, che si trova all’interno del Cartizze. In dialetto vuol dire proprio ‘piccolo colle’ e nostro padre ha scelto questo nome perché ha cercato fin da subito un collegamento con la terra. Io e mio fratello abbiamo voluto sviluppare maggiormente la rete vendita e ampliare le linee di produzione per far crescere l’azienda. Abbiamo scelto diverse tipologie di vini, come l’Extra Brut, un Cru che deriva da uno dei vigneti più alti della denominazione a Santo Stefano, e la nostra azienda è stata la prima a sviluppare il Cartizze, in versione Brut, dandogli un ventaglio più ampio di utilizzo, non solo quello per il fine pasto”.

In pochi anni la produzione è quadruplicata arrivando al mezzo milione di bottiglie all’anno.

“Nel periodo del Covid abbiamo fatto qualche riflessione sul valore della nostra azienda – prosegue -. Da quest’anno avremo una produzione dedicata solo alla Docg e non avremo più il Prosecco Doc, inflazionato e poco identificativo. Vogliamo essere ambasciatori di questa denominazione dando valore al territorio in cui viviamo. Sarebbe più facile riconcorrere la strada della quantità tralasciando il valore, ma non è quello che vogliamo. Tutti i nostri spumanti derivano solo da uva”.

La Colesel Spumanti si sviluppa da Valdobbiadene fino a Vittorio Veneto e ha diversi conferitori d’uva perché l’azienda è stata strutturata con una capacità di lavorare la materia prima e con uno stoccaggio per il doppio della sua produzione.

Si selezionano molto le uve e anche i vini base in modo tale da ottenere qualità molto alte nelle cinque tipologie di vini che Antonio e Vlady hanno deciso di mantenere.

Per fare il vero salto di qualità – concludono – chi lavora in questo territorio deve dare valore a quello che fa ogni giorno. Ci vuole più coesione e dobbiamo lavorare bene con l’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene per crescere sia a livello nazionale che all’estero. L’immagine che dobbiamo trasmettere è la nostra qualità perché, anche se a volte non ce ne rendiamo conto, siamo dei punti di riferimento nel mondo”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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