Valdobbiadene, ricamare “a distanza” in zona rossa: la piazzetta della borgata nelle lenzuola per “Le Zitelle di Ron”

Come sopravvivere al lungo lockdown ma anche alle giornate di pseudo isolamento imposto dalle regole della zona rossa?

C’è chi si è inventato di tutto, riscoprendo passioni sopite o avvicinandosi alla conoscenza di antichi mestieri come l’arte del ricamo.

È quello che è successo a Ron, piccola frazione di Valdobbiadene, dove Bepa Spagnol ha iniziato a ricamare delle lenzuola per il bed & breakfast “Le Zitelle di Ron”, che si trova accanto alla chiesetta della borgata.

Anche la sorella Betty, che vive a Montebelluna, si è fatta coinvolgere dall’iniziativa e, seppur a distanza, si è sentita vicina a Bepa ricamando delle lenzuola con i motivi scelti per valorizzare la realtà ricettiva valdobbiadenese.

I principali argomenti delle loro telefonate erano proprio i ricami e ogni volta veniva fatto il punto della situazione con consigli, condivisioni di esperienze e anche qualche piccolo segreto.

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Questo lavoro le ha tenute impegnate in questi mesi così complicati e il risultato finale è andato oltre le aspettative perché l’entusiasmo e la passione per il loro territorio le ha portate a ricamare alcuni particolari della frazione di Ron.

Le lenzuola sono di cotone doppio ritorto: belle grosse e fresche come si usava una volta e con un bordo ricamato a punto giorno o punto Gigliuccio.

Inoltre, in ogni lenzuolo è ricamata la realtà delle varie camere, con un disegno o un motivo molto originali.

“Nell’ultimo lenzuolo che mi è arrivato – spiega Elisa Mion, titolare de ‘Le Zitelle di Ron’ e figlia della Bepa – è stata raffigurata anche la ‘Piazzetta di Ron’ con tanti particolari: la fontana con l’acqua e i pesci, i bambini che giocano, l’orto, una mamma con la figlioletta, la Luisa che porta a spasso il suo cane, Menico e la Gabriella seduti sulla panchina sotto il portico. Insomma, si tratta dei personaggi reali della nostra borgata”.

“Rispetto a zone più conosciute di Valdobbiadene – conclude Mion -, Ron è meno famosa ma non per questo poco interessante. Anche grazie a questi manufatti è possibile raccontare la nostra realtà fatta di persone, scorci e angoli suggestivi che vengono apprezzati dai turisti che arrivano fin qui. Noi cerchiamo di tenere viva questa borgata e non abbiamo mai chiuso anche se in alcuni momenti, a causa del Covid, qui non passava nessuno. Lo abbiamo fatto per dare un segno di speranza alla comunità, con l’auspicio di poter ripartire quanto prima”.

(Foto: per concessione di Elisa Mion).
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