Creare percorsi turistici per giapponesi tra le colline Unesco, il sogno di Manon dopo l’esperienza in Giappone

È passato un po’ di tempo dalla festa a Vazzola per la 25enne Manon Berthelier che, tra le mura domestiche e in videoconferenza davanti alla commissione composta dai professori Andrea Revelant e Patrick Heinrich dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, lo scorso mese di luglio si è laureata in Lingue, economie e istituzioni del Giappone.

La tesi, discussa in giapponese e italiano, aveva come titolo “L’Okinawa mondai: dalla discriminazione storica degli okinawani ai loro moderni problemi sociali ed economici”.

Selezionata per un tirocinio formativo, a fine ottobre 2018 Manon era partita insieme ad altre tre colleghe alla volta del Giappone e, dopo qualche giorno passato a Tokyo, si è trasferita a Naha, il capoluogo della prefettura di Okinawa, situata nel sud del Giappone.

In quella zona la giovane di Vazzola ha lavorato come receptionist in un albergo della nota catena Toyoko Inn fino ad aprile 2019, alloggiando prima in un appartamento e poi in una sharehouse.

Ora che Manon è libera dagli impegni scolastici ha voluto condividere con Adriano Armellin, attento lettore di Qdpnews.it, la sua bella storia che potrebbe avere degli interessanti sviluppi per il turismo nell’area Unesco delle colline di Conegliano e Valdobbiadene.

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“Sono nata in Francia e mi sono trasferita in Italia all’età di otto anni, quindi fin da quando sono bambina parlo perfettamente sia il francese che l’italiano – spiega Manon – Questo bilinguismo ha creato in me una forte passione e curiosità per le lingue e culture straniere. Al momento di scegliere l’indirizzo universitario, ho assistito a varie porte aperte, rimanendo colpita dal giapponese, pur non avendolo mai sentito prima di allora. Ho così scelto di iniziare a studiarlo, nella speranza che mi potesse dare allettanti prospettive lavorative”.

“Mi sono innamorata della bellezza del paesaggio, delle colline, delle spiagge e di tutta l’isola di Okinawa: per questo volevo che diventasse l’argomento della mia tesi – prosegue – Ho iniziato a documentarmi sulla presenza di basi militari americane nell’arcipelago, ampliando man mano la mia visione fino a scoprire il grave problema della discriminazione sociale attuata dai giapponesi nei confronti dei cittadini di Okinawa. Per via del suo difficile trascorso storico, l’attuale situazione della prefettura di Okinawa è assai complessa”.

“Gli americani hanno iniziato a costruire varie basi militari durante la Seconda guerra mondiale, intensificando la costruzione dopo la conclusione del conflitto quando hanno avuto il controllo amministrativo di Okinawa (dal 1945 al 1972) – continua Manon – L’isola ospita circa il 70% delle basi militari americane presenti sul suolo giapponese, ha l’economia più povera di tutto il Giappone e il suo tasso di disoccupazione è doppio rispetto a quello nazionale. Nell’arco dei sei mesi della mia permanenza a Okinawa ho provato tante emozioni diverse, ma le più forti sono state senza dubbio la gioia, il senso perpetuo di scoperta, la soddisfazione per i nuovi traguardi raggiunti, l’ammirazione per la bellezza del territorio e il profondo affetto per le persone che mi circondavano”.

“All’inizio è stato certamente difficile adattarsi ad una nuova cultura, totalmente opposta a quella italiana, dal modo di lavorare ai rapporti interpersonali – precisa – Ho adorato il senso civico dei giapponesi e il rispetto altrui ma non mi è piaciuto il fatto che i giapponesi, per non sembrare scortesi, non dicano mai di “no”, oltre al fatto che non esprimano praticamente mai le loro reali emozioni”.

“Questa esperienza è stata la realizzazione di un sogno – conclude – Dopo 4 anni di studio della lingua giapponese, ho finalmente avuto l’opportunità che aspettavo da tanto, ovvero di vivere in Giappone per mettere in pratica le mie conoscenze. Grazie ai 6 mesi passati a Okinawa ho finalmente preso coscienza delle mie capacità e sono cresciuta molto, sia personalmente che professionalmente. Le due cose che mi sono mancate di più quando ero a Okinawa sono state la pizza e l’affetto del mio ragazzo”.

Ora Manon vorrebbe far fruttare la sua laurea per creare dei percorsi turistici ad hoc per turisti giapponesi, accompagnandoli alla scoperta del paesaggio delle colline di Conegliano e Valdobbiadene, un territorio che i giapponesi non conoscono ancora molto bene.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Manon Berthelier).
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