Un ex magazzino, che fu anche la bottega di un materassaio, trasformata in un atelier dove artisti da tutto il mondo posso trascorrere un periodo di tre settimane in cui dipingere e mescolarsi con la gente del posto.
Può essere descritto così Officina Malanotte, il progetto dell’imprenditore agricolo Antonio Bonotto, della storica azienda vinicola Bonotto Delle Tezze, che due anni fa ha deciso di trasformare uno spazio inutilizzato della propria tenuta a Tezze di Piave in un luogo di contaminazione artistica. L’idea nasce da motivazioni profonde e da una certa voglia di riscattare la provincia, spesso poco attrattiva agli occhi delle nuove generazioni.
Il nome del progetto rivela due anime: da un lato c’è l’officina, che rimanda all’operosità, ma anche ad un processo creativo, e dall’altro c’è Malanotte, riferimento all’omonimo borgo, a poche centinaia di metri dalla cantina, dove la famiglia Bonotto è radicata fin dal XV secolo.
“La mia famiglia vive e opera in questo luogo da centinaia di anni – racconta Antonio, detto Toni, Bonotto -. Questo territorio ci ha dato tanto, eppure le nuove generazioni oggi faticano ad immaginarsi un futuro qui. Officina Malanotte nasce proprio dalla voglia di interpretare questo momento storico, di dargli dei nuovi significati e allo stesso tempo di restituire qualcosa a questa terra. Secondo me essere imprenditore oggi non può limitarsi esclusivamente all’attività di gestione aziendale, ma vuol dire pensare a cosa lasci a chi verrà dopo di te”.
L’arte per Antonio Bonotto è lo strumento prediletto per immettere “nuova linfa” nel territorio, creando occasioni di socializzazione e contaminazione culturale che coinvolgano i dipendenti della cantina, ma anche la comunità locale a cui sono rivolte mostre (l’ultima iniziata il 10 giugno scorso) ed eventi culturali, come gli “artperitivi”, ospitati nel cortile cinquecentesco della tenuta.
Sotto la guida del direttore artistico Daniele Capra, Officina Malanotte nel 2022 ha ospitato cinque artisti, mentre quest’anno a trascorrere tre settimane nel cuore della campagna trevigiana è toccato a Jingge Dong, Laura Pugno, Aleksander Velišček e Lucia Veronesi.
La seconda edizione della residenza ha visto gli artisti lavorare negli spazi attorno al cortile della cantina, nelle ex stalle e nel vecchio granaio dell’azienda, ora impiegato come sala per appassimento dell’uva, trasformandoli nel proprio atelier. “In questi spazi gli artisti si esprimono, creano, dipingono – prosegue Bonotto – ma hanno anche modo di visitare il territorio (li abbiamo portati a Tomba Brion, ad esempio, e alla Gypsotheca di Possagno), e di mescolarsi con gli abitanti del paese, tessendo nuove relazioni”.
Officina Malanotte è un progetto di puro mecenatismo: “Gli artisti hanno vitto e alloggio garantito per tre settimane e nessun obbligo di lasciare ‘qualcosa in cambio’ – sottolinea Toni Bonotto – . Quello che ci lasciano è l’arricchimento personale che traiamo da questi incontri, da cui sono nati dei legami di amicizia che sono inquantificabili per il loro valore. Anche il paese ha accolto bene l’iniziativa, partecipando agli eventi organizzati con gli artisti e addirittura mettendo a disposizione degli spazi di proprietà per ospitarli nelle prossime edizioni”.
Le grandi tele dal sapore onirico di Jingge Dong, pittore cinese residente a Venezia, le raffigurazioni del ghiaccio che si scioglie, chiaro riferimento al tema del cambiamento climatico di Laura Pugno, e ancora i ritratti dallo sguardo magnetico, ispirati a Rembrandt, dello sloveno Aleksander Velišček, infine le opere in tessuto di Lucia Veronesi, realizzate cucendo insieme ritagli di stoffa, tute da lavoro e tessuti tecnici impiegati nell’azienda, hanno trovato una cornice naturale nella tenuta Bonotto.
D’altronde, varcata la soglia, ci si trova di fronte ad uno scenario pittoresco, sospeso nel tempo, ideale per liberare la creatività: un’ampia corte agricola d’impronta quattrocentesca, con il pozzo, la colombaia, le cantine e le stalle, angoli fioriti che spiccano a ridosso di muri settecenteschi in sasso. In generale domina una sensazione di ordine e di quiete, ma allo stesso tempo di profonda autenticità.
“Officina Malanotte non vuole essere un progetto show – conclude Bonotto -, non è un progetto che vuole ‘stupire’: è iniziato con discrezione, lontano dai riflettori, e senza la pretesa di raggiungere chissà quale risultato. Officina Malanotte è un semìno a cui vogliamo lasciare il tempo di germogliare: questo atteggiamento te lo insegna il mestiere dell’agricoltore, che deve ragionare nel lungo periodo e attendere con pazienza i frutti della sua semina”.
(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata – Nico Covre).
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