Era l’11 gennaio 1846 quando venne inaugurato il Ponte della Libertà, un’opera fondamentale per Venezia, per due motivi sostanziali: oltre a essere considerato, per l’epoca, un modello e un vero capolavoro di architettura ferroviaria, simboleggiava il primo collegamento (ferroviario) della Laguna alla terraferma, una distanza fino ad allora percorribile solamente via mare.
L’idea di unire Venezia alla terraferma risale al 1823, ma i primi progetti furono del 1830: fu però l’ingegnere Tommaso Meduna ad avviare nel 1836 gli studi necessari al progetto della veste attuale del ponte.
L’opera era imponente, in fatto di numeri: i suoi 3.850 metri di lunghezza, si reggevano su 75 mila pali di pilotaggio e 222 arcate in muratura.
Un ponte, quindi, che consentiva un collegamento ferroviario sorprendente per l’epoca.
Il cantiere per la realizzazione del ponte si concluse il 27 ottobre 1845 (era iniziato il 10 maggio 1841), per poi proseguire con la realizzazione di due binari ferroviari.
Binari che divennero poi quattro soltanto nel 1970.
All’epoca della sua inaugurazione, il ponte venne ribattezzato “Gran ponte della laguna veneta” e venne percorso per la prima volta da un treno il 14 gennaio 1846.
Soltanto il 25 aprile 1933 (data che per Venezia rappresenta la ricorrenza di San Marco evangelista, mentre dopo il conflitto diventerà anche l’anniversario della liberazione d’Italia dall’occupazione nazista) venne inaugurato il ponte stradale, con il nome di “Ponte Littorio”, consentendo di fatto di raggiungere Venezia secondo due differenti modalità.
Il Ponte della Libertà è quindi di fatto costituito da due ponti affiancati, realizzati in epoche diverse.
Ma è proprio grazie a queste due opere distanti nel tempo se ogni giorno, lavoratori e studenti pendolari, possono raggiungere con facilità la città di Venezia.
(Autore: Arianna Ceschin)
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