La frazione di Colbertaldo è in lutto per la scomparsa di Achille Varago. Si è spento serenamente accanto alla sua famiglia, all’età di 87 anni, mercoledì scorso. La sua vita fu caratterizzata, in giovane età, dal talento per il ciclismo.
Achille nasce il 4 maggio 1934 da Giuseppe e Chiara; nel periodo della seconda Guerra mondiale il padre viene chiamato in Africa, dove rimarrà prigioniero degli inglesi fino al 1946.
In quel tempo, di stenti e fame, è Chiara che manda avanti la famiglia lavorando in filanda e come sacrestana.
Achille è il primo di tre fratelli (il quarto nascerà dopo la Guerra) ed erano tempi difficili. In famiglia ci si arrangiava come si poteva (si andava a caccia di uccelli, funghi, castagne e vendendo fichi colti da un albero che la famiglia possedeva).
E fin da giovanissimo Achille iniziò a correre in bicicletta supportato, nonostante le difficoltà, dalla famiglia.
“Cosa lo aveva spinto in quella direzione? Semplice: la fame e la voglia di riscatto sociale. A quei tempi il ciclismo era di gran lunga il primo sport nazionale” afferma il figlio Maurizio.
Esordisce nel 1951 tra gli allievi e quell’anno vince diverse corse locali (la Bassano – Camposolagna con un record di scalata durato per parecchi anni). Nel 1953 lo soprannominano “Achille Ruotaveloce” parafrasando Omero e il suo “Achille Pié Veloce” dell’Iliade.
Nel corso della sua giovane e breve carriera vinse complessivamente una trentina di corse, tra le quali la Schio – Pasubio nel 1957 (nella foto sopra), il campionato Triveneto in salita e la Montebelluna – Pianezze, ottenendo nel 1955 anche un prestigioso secondo posto nella prima edizione del Trofeo Piva di Col San Martino.
Sfortunatamente per Achille, la sua carriera si concluse a soli 23 anni, proprio quando era in odore di passare professionista con la Bottecchia: venne scartato durante una visita medica per una cardiopatia (non si seppe mai con esattezza se fu un errore del referto medico o meno).
“Per mio padre fu un duro colpo – ammette il figlio Maurizio – Non fu semplice per lui riprendersi, ebbe un periodo difficile. Il suo sogno era quello di diventare un ciclista professionista”.
Emigrato poi in Lombardia per lavoro, nel corso della sua vita Achille Varago fece il pittore, il decoratore e l’imbianchino.
“Ha vissuto comunque una vita serena, a fianco di mia madre Teresa, innamoratissimi dal primo all’ultimo istante. – conclude il figlio – Mio padre è stato un uomo onesto, che ha sempre amato la sua famiglia e la dedizione al lavoro“.
Achille lascia quindi la moglie Teresa, i figli Maurizio, Massimo e Marco, le nuore, i nipoti, i fratelli, le cognate, parenti e amici tutti. Il funerale si svolgerà oggi sabato alle 10 nella chiesa parrocchiale di Colbertaldo.
(Foto: per gentile concessione di Maurizio Varago).
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