Tutti a Vidor ricordano don Silvio Celotto, l’amato parroco che, nel 1925, ha scritto un libro sulla storia della comunità vidorese, “Vidor. Il suo Castello e l’Abbazia di Santa Bona”, donato in seguito a tutte le famiglie del paese.
A distanza di molti anni, si è deciso di omaggiare questo sacerdote con il progetto della ristampa del libro: per questo la Pro Loco “La Vidorese”, con la sua rivista bimestrale “Il Castello”, ha dialogato con la Fondazione “Dina Orsi”, attraverso il suo settimanale L’Azione.
Ai primi interlocutori del progetto si sono poi aggiunti altri contributi importanti: la Banca della Marca e la cantina La Tordera di Vidor, senza dimenticare il patrocinio della diocesi di Vittorio Veneto e del Comune di Vidor.
Solo poche copie del suo libro sono sopravvissute al tempo ma, grazie a una copia conservata nell’Archivio diocesano di Ceneda, è stato possibile aprire le porte della tipografia Tipse di Vittorio Veneto per la ristampa.
Appena l’emergenza Covid lo consentirà, il testo verrà consegnato a tutti i vidoresi come segno di speranza per una rinascita dopo la pandemia.
Don Silvio Celetto è stato una figura molto importante per tutta la diocesi di Vittorio Veneto: giornalista e sacerdote, ha lasciato un ricordo indelebile nelle persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
Il 15 agosto del 1920 è stato nominato direttore de L’Azione, in occasione della ripresa della pubblicazione avvenuta dopo un periodo di sospensione dovuta alle gravi difficoltà della guerra.
“Vindex era lo pseudonimo con il quale egli firmava i suoi pezzi, i cui contenuti cominciarono a procurargli incomprensioni a vari livelli, tanto che la fine di questo incarico capitò presto, l’11 giugno 1922 – spiega Elvira Fantin, direttore responsabile del bimestrale ‘Il Castello’ – Poco dopo rivestì l’altro, non meno gravoso, di arciprete di Vidor, che porterà avanti per trentadue anni fino al 1955. Il triennio 2020-2022 si staglia come una data di centenario importantissima per le comunità non solo comunali ma anche diocesane, data sulla quale si è reso necessario posare uno sguardo del tutto speciale”.
Don Silvio Celotto è rimasto a Vidor trentadue anni, vivendo il periodo della ricostruzione post-bellica, il travaglio dell’epoca fascista, i drammi della Seconda guerra mondiale ma anche gli anni della rinascita economica.
Durante il suo ministero ha fatto nascere una filodrammatica, la banda musicale e tante altre associazioni, senza dimenticare la costruzione del monumento-ossario al Castello: tutte attività che monsignor Celotto ha portato avanti fino alla morte, avvenuta il 13 maggio del 1955.
Fantin ha spiegato che chi ha conosciuto monsignor Celotto lo ricorda come un uomo tutto d’un pezzo ma sempre molto vicino alla gente, anche nelle piccole cose quotidiane.
“Era ora di far riemergere, attraverso questo libro, non solo le vicende storiche che vi sono annotate, ma anche la forza del suo autore: prete innanzitutto ma anche giornalista coraggioso e fine intellettuale – conclude Fantin – Ecco allora chiarito il valore e il significato della copia anastatica di quest’opera ormai rara, realizzata per essere riconsegnata, un secolo dopo, ai naturali destinatari”.
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