Non osi mai un vittoriese, specie se di Serravalle, rivolgersi con superiorità a un abitante di Fregona: rischierebbe un’invasione, con saccheggi e tutto il resto. Perché c’è una storia che da mezzo millennio fa rosicare gli abitanti della gloriosa Città della Vittoria e sogghignare quelli del piccolo paesino ai piedi del Pizzoc.
Correva infatti il 20 luglio 1509, esattamente 514 anni fa, quando un gruppetto di uomini, armati fino ai denti, si organizzarono per assediare e conquistare la Rocca di Santa Augusta.
A guidarli c’era un capitano valoroso e temerario, Francesco Forte, di nome e di fatto, che aveva raccolto tutto l’odio e il risentimento degli abitanti di Fregona, Osigo, Montaner e tutti gli altri paesi vicini verso i proprietari terrieri a Serravalle, i dazi e le restrizioni da loro imposte, in una concitazione verso la libertà e l’autonomia.
Probabilmente, quegli uomini non sarebbero stati così sicuri di se stessi se non fosse stato per la protezione della Repubblica di Venezia, che aveva anch’essa degli interessi nel conquistare la gola di Serravalle. Quest’ultima era infatti in precedenza stata occupata dai soldati dell’imperatore Massimiliano d’Asburgo durante la guerra di Cambrai.
Il capitano Forte radunò gli uomini più forti – alcuni di loro erano ex combattenti della Serenissima – e iniziò a marciare deciso lungo i sentieri che portavano verso Serravalle, oggi scomparsi sotto pietre e radici.
Dopo aver conquistato Sant’Augusta durante la notte, gli uomini scesero a valle per raggiungere la piazza del paese di Serravalle assieme a combattenti di altri paesi e provenienze: rimasero in città per diversi giorni, saccheggiando quanto più possibile, così come era tradizione fare di quei tempi.
Poi, sempre con i compagni, “consegnarono” Serravalle alla Serenissima, e per quel merito riconosciuto dai protettorati vicini furono liberi da quelle pretese, dalle tasse e dall’oppressione dei padroni.


Di questo episodio, narrato in questa ricorrenza da Alberto Maso, si legge in un antichissimo documento risalente a quell’epoca e conservato in una sua copia seicentesca in municipio: a tradurre il decreto del Senato fu il dottor Martino Mazzon.
“I proponenti Ser Marco Bollani, ser Antonio Grimani, ser Antonio Loredan, cavaliere, ser Alvise Venier, ser Pietro Capello, ser Alvise Molin, savi del Consiglio; ser Alvise Priuli, ser Giovanni Corner, ser Andrea Querini, cavaliere, ser Nicolò Bernardo, savi di Terraferma”.
“Come assicurato dalle lettere del nostro Provveditore di Serravalle, ed anche del Podestà di Conegliano, è cosa accertata che i nostri fedelissimi comune e uomini del paese di Fregona, distretto di Serravalle, sono stati i primi a conquistare il monte di Sant’Augusta, principale fortezza di Serravalle, in seguito al quale fatto fu recuperata quella cittadina.
Per questo, sia per la devozione e la prontezza da loro dimostrate, sia perché si trovano in grande penuria di cibo, per esaudire le loro suppliche, si propone che i suddetti fedelissimi comune ed uomini di Fregona di qui in avanti siano e debbano sempre essere considerati esentati dalle contribuzioni militari, dall’imbottadura e dagli altri dazi, eccettuata solamente la tassa e colta generale e ordinaria della nostra Signoria”.
A quella proposta, 514 anni fa, ben 159 furono i favorevoli, mentre i contrari furono soltanto due: di questo episodio esisterebbe quindi un indizio anche nello stemma comunale. Insomma, meglio tenere conto di questo spirito prima di mettere alle strette un cittadino di Fregona.
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