Siamo felici, felici, felici! L’incubo è cessato! La realtà è più bella del più bel sogno: è un’ebrezza, una follia!
Verso le otto corre la voce: A Manzana ci sono gli italiani; fra un’ora son qui! Eccola, eccola, finalmente la prima benedetta pattuglia di sette arditi ciclisti, vola sulla strada nuova di Confin. Oh, Pierina, Pierina, come esprimerti ciò che io provai? La felicità che fa vacillare, oscura la vista, toglie il respiro?
È il 30 ottobre 1918, un mercoledì senza pari per la profuga Caterina Arrigoni, per gli abitanti di Vittorio e per tutta Italia. Quel giorno fu un mercoledì di festa, il tricolore sventolò finalmente in tutta la Sinistra Piave occupata, tante lacrime di gioia cancellarono in un battibaleno tutte le umiliazioni patite nell’anno della fame.
Fu così facile per gli Italiani liberare Vittorio? Assolutamente no. Il nemico era allo stremo, ma non voleva subire una sconfitta disonorevole.
“A Serravalle la lotta è stata vivissima – scriveva Caterina Arrigoni quel 30 ottobre 1918 – e si continuò a sparare nelle vie fino a mezzodì. Un reparto di mitraglieri (sembra ungheresi) continua asprissima la resistenza sui colli e nella strada di Serravalle. I nostri non riescono a scovarli e quelli continuano; alcuni furono trovati incatenati alle mitragliatrici. Intanto file di ciclisti volano in rinforzo verso Costa, ove la lotta prosegue”.
“Verso Caneva – prosegue Arrigoni – i tedeschi resistono ancora, si sente distintamente e continuamente il ticchettio delle mitragliatrici e frequenti colpi di cannone. La resistenza opposta da alcuni reparti di ungheresi è veramente eroica: onore al merito. Le mitragliatrici annidiate sui colli hanno dato molto filo da torcere ai nostri”.
Una giornata storica che rimarrà negli annali per sempre, un 30 ottobre da ricordare ben oltre il centenario 1918-2018 affinché non accada più.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it).
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