Il Mibact (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) ha assegnato al Museo della Battaglia (nella foto) di Vittorio Veneto un contributo di 12 mila euro per la digitalizzazione e per la contemporanea catalogazione in rete sulla piattaforma SigecWeb delle stereoscopie di Luigi Marzocchi, una straordinaria raccolta di 700 scatti tridimensionali impressi su lastrine di vetro.
L’assessore alla cultura, Antonella Uliana, commenta con soddisfazione il risultato ottenuto: “Digitalizzare i beni culturali è oggi una necessità ineludibile, soprattutto se l’obiettivo è quello di veicolarli ad un pubblico più ampio e di promuoverli anche al di fuori dei confini nazionali. È stato proprio il lavoro di digitalizzazione – che adesso potremo continuare grazie a questo nuovo contributo del Mibact – che ci ha permesso di far conoscere le raccolte del Museo della Battaglia anche oltreoceano, dandoci l’opportunità di partecipare a Washington all’allestimento della mostra War and Art dov’è stata esposta una parte importante del nostro patrimonio fotografico. Per il sistema museale di Vittorio Veneto si è trattato innegabilmente di un riconoscimento importante e di un successo di cui andare fieri”.
La Grande Guerra è stato il primo conflitto su vasta scala della storia ad essere raccontato in modo sistematico col riscorso all’immagine fotografica. L’importanza della propaganda era prioritaria per i belligeranti e la fotografia si rivelò fin da subito uno strumento potente. La vittoria o la sconfitta potevano essere determinate anche dagli umori dell’opinione pubblica che dovevano, quindi, essere “guidati” attraverso un’attenta regia dell’informazione, cui non potevano sfuggire gli aspetti iconografici. Per questo motivo, squadre di artisti, di cineoperatori e, naturalmente, di fotografi, cominciarono a percorrere in lungo e in largo il fronte, al seguito delle truppe combattenti.
Fra di essi vi era anche Luigi Marzocchi che, durante la guerra, fu responsabile del Reparto fotografico del Comando Supremo annesso all’ufficio stampa e propaganda. In questa veste Marzocchi mise insieme anche 11 album di immagini che coprono l’arco di tempo che va dalla ritirata di Caporetto alla battaglia di Vittorio Veneto. Nel 1987, la figlia Emma ne fece dono al Museo della Battaglia. Quella donazione portò in dote al museo vittoriese anche 700 immagini tridimensionali che possono essere osservate attraverso un apposito visore progettato dallo stesso Mazzocchi.
La fotografia tridimensionale trasporta lo spettatore nel luogo e nel momento in cui fu ripresa, con un effetto di sospensione del tempo che ha dell’incredibile e che, ancora oggi, è in grado di trasmettere emozioni profonde oltre a garantire una ricchezza di particolari sconosciuta alle immagini a due dimensioni.
Terminate le ostilità, Mazzocchi fondò “La Stereoscopica”, una società che nasceva con lo scopo di diffondere fra il pubblico le immagini a tre dimensioni del grande conflitto “per dare ai combattenti che tornavano a casa e alle loro famiglie un ricordo vivo dei luoghi, delle scene ed episodi della guerra”. In quest’avventura, destinata a purtroppo a concludersi in breve tempo, gli furono compagni il conte Revedin di Venezia e il milanese Vittorio Lazzaroni.
L’epoca della fotografia stereoscopica tramontò rapidamente. Gli apparecchi per poter osservare le immagini erano troppo ingombranti. Il “Visore stereoscopico a colonna di Marzocchi” è infatti costituito da un parallelepipedo in legno alto 63 centimetri. Il Museo della Battaglia ne conserva un esemplare del tutto funzionante. La fruizione delle immagini tridimensionali restava poi un’esperienza personale, che non poteva essere condivisa con altri come permette di fare la fotografia tradizionale.
L’intera produzione delle immagini stereoscopiche di Marzocchi è comunque oggi conservata al museo vittoriese e grazie al lavoro di digitalizzazione finanziato dal Ministero, sarà presto a disposizione di studiosi e visitatori.
(Fonte: Comune di Vittorio Veneto).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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