È solo questione di numeri e di inconciliabili memorie che impediscono di arrivare a una sintesi storicamente oggettiva?
È questo il principale interrogativo che abbiamo voluto porre in un’intervista a Pier Paolo Brescacin dopo la sua ultima pubblicazione sul Bus de la Lum. L’inghiottitoio di origine carsica con una profondità massima di 180 metri che si trova a Caneva, in provincia di Pordenone, al confine con la parte trevigiana del bosco del Cansiglio, dove sono stati ritrovati i cadaveri di soldati nazifascisti e di civili. La loro morte si attribuisce ai partigiani del Gruppo Brigate “Vittorio Veneto”.
Secondo il nuovo studio di Brescacin le salme ritrovate nel Bus non sono più di 18-20, non centinaia come hanno affermato la popolazione locale e la storiografia di “destra”, oltre al fatto che sarebbe un grave errore paragonare il Bus de la Lum alle foibe perché i partigiani vittoriesi non “gettarono” vivi i loro prigionieri all’interno della cavità naturale.
La nuova ricerca del direttore scientifico dell’Istituto per la storia della Resistenza di Vittorio Veneto si intitola “Il Bus de la Lum. I luoghi della memoria divisa” proprio perché le versioni su ciò che vi accadde sono divise.
Le memorie secondo Brescacin sono almeno tre e sono molto discordanti, ossia le fonti partigiane, la memoria orale delle popolazioni locali e le testimonianze dei familiari della Repubblica sociale italiana uccise dai partigiani.
Un libro che ha creato giocoforza un dibattito con Antonio Serena, presidente dell’associazione nazionale famiglie caduti e dispersi della Rsi ed autore che, negli ultimi quarant’anni, ha tracciato la storia dei “vinti” della guerra civile italiana in provincia di Treviso e in Veneto cercando di “coprire il vuoto storiografico” esistente prima delle sue ricerche. Un merito che, a prescindere dalle diverse posizioni politiche e di metodo scientifico, anche Brescacin gli ha riconosciuto.
Se Serena ha dimostrato reciproca stima per l’ultimo lavoro di Brescacin e per quelli precedenti, l’ex senatore di Lega e Alleanza Nazionale ha però affermato che i numeri delle persone gettate nel Bus de la Lum contano, soprattutto perché le fonti dell’epoca (carabinieri, procura, spedizioni speleologiche e testimoni) forniscono numeri ben più alti di quelli proposti nell’ultimo lavoro di Brescacin (dai 100 ai 500).
Serena ha infatti affermato che la storiografia partigiana sia da sempre “falsata” e “abbia sempre usato i numeri a proprio piacimento”, anche in provincia di Treviso. Elevati o addirittura esagerati, secondo Serena, i numeri dei partigiani combattenti nella Divisione “Nino Nanetti” e dei soldati nazifascisti e delle spie uccise dalla stessa durante la guerra civile.
Numeri che, al contrario, sono stati registrati come molto bassi nel caso delle persone uccise nel Bus de la Lum, in altre cavità del Cansiglio e in tutto il territorio della Sinistra Piave su cui operava la Divisione Nanetti, in particolare dopo il 25 aprile 1945.
Brescacin, invece, ha voluto “porre sulla bilancia” i numeri e le fonti disponibili per proporre una riflessione basata sull’analisi “distaccata” e meticolosa di tutte le fonti ad oggi disponibili. Infatti, nell’introduzione del nuovo libro, afferma: “Questa ricerca si propone di considerare ogni aspetto della Lotta di Liberazione, compresi quelli apparentemente più scomodi e imbarazzanti. Del resto il forzato oblio di certi eventi non cancella l’accaduto”.
“Il ricordo continua a scorrere nelle profondità della memoria collettiva – conclude Brescacin -, riaffiorando anche a distanza di anni in maniera distorta come nel caso del Bus de la Lum, con conseguenze più devastanti di quanto avrebbe se l’enigma fosse stato affrontato e risolto a tempo debito”.
Bus de la Lum in dialetto significa “buco della luce”, una luce su tragici fatti storici che pare continui ad essere coperta dalle tenebre di memorie troppo inconciliabili, basti pensare ai reciproci atti vandalici, quasi con cadenza annuale, ai monumenti delle due fazioni.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata – Brescacin “Il Bus de la Lum”).
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