Ha destato profondo cordoglio a Vittorio Veneto, e in particolare a Ceneda, la morte del 56enne Giovanni Prati, rinvenuto giovedì esanime e parzialmente dilaniato dai suoi cani nella sua abitazione di via del Fante (vedi articolo).
In tanti in queste ore, anche sui social, hanno ricordato Prati, persona solitaria e buona. Spesso lo si vedeva passeggiare per la città con i suoi inseparabili cani o seduto in qualche bar mentre beveva un caffè.
Prati lascia due sorelle, che vivono fuori città. La sua è una famiglia molto conosciuta a Vittorio Veneto. Il padre Tullio era stato presidente dell’associazione commercianti cittadina.
“Una vita diversa, una vita sua – il ricordo che traccia di Giovanni il cugino Alessandro Toffoli – Dalla gioventù da buon sportivo, agli studi di ottimo livello poi interrotti, ai viaggi in Oriente e non solo dopo il servizio militare, dai tanti mercatini nei quali vendeva gli oggetti acquistati in giro per il mondo, ai lavoretti saltuari di cui era sempre alla ricerca. Negli ultimi anni ha pagato fisicamente, ma senza lamentarsene, la vita anticonformista condotta. Consapevolmente”.
Nella sua abitazione di via del Fante viveva con cinque cani. “Una predilezione per gli animali che aveva fin da piccolo – ricorda il cugino – da anni aveva dei cani, preoccupandosi più della loro salute che della propria, trattandoli con premura e severità, come dei figli. Anche quando è arrivata l’inattesa cucciolata, non ha mai pensato di liberarsene, limitandosi a dividerli per evitare altre nascite” ricorda il cugino.
Pur vivendo da solo, il 56enne aveva mantenuto “sinceri rapporti con alcuni familiari e persone che non lo giudicavano per le sue scelte e il suo aspetto, e che non pretendevano di condizionarne la libertà, ricevendone in cambio affetto e rispetto”.
Allo stesso modo, si è sempre comportato rispettosamente verso chi lo sapeva prendere per com’era. Era molto più schivo verso chi invece si lasciava condizionare dalle apparenze.
Tanti piccoli e semplici gesti, verso le persone amiche, ne hanno sempre testimoniato la bontà di cuore e generosità d’animo. “Se n’è andato – conclude Toffoli – in silenzio, come è vissuto, senza dar noia a nessuno. E silenzio meriterebbe”.
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