Da Re espulso, dal “suo” autolavaggio rinasce la Lega Nord. “Ponte sullo Stretto? Prima quello di Vidor”

Gianantonio Da Re

L’abito non fa il monaco. Neppure il luogo dove fai le conferenze stampa identifica il tuo ruolo politico. Un tempo Gianantonio Da Re parlava ai giornalisti dalla sala giunta del municipio di Vittorio Veneto, da quella affrescata del museo del Cenedese o dalla sala stampa del Parlamento europeo. 

Ma oggi, dopo quarant’anni di militanza nella Liga e “120 mila euro versati nelle casse del partito”, all’indomani dalla sua esclusione dal Carroccio, anche il luogo scelto per dire ciò che pensi diventa iconico

E così il Baffo convoca la stampa al suo autolavaggio di via Cadore a San Vendemiano: un tuffo nel passato – anzi forse il tanto reclamato ritorno alle origini – di quando anche gli esponenti di spicco della Liga fondevano il lavoro alla militanza: perché alla fine tutto è politica e i leghisti della prima ora avevano fatto del “parlare alla gente” la propria missione identitaria. 

“Quando ho iniziato mi hanno insegnato che per fare politica bisogna avere un lavoro – aggiunge Da Re – adesso si fa politica per averne uno”. È una Lega che sembra correre a due velocità, anzi proprio su due binari differenti: da una parte quella nazionale che strizza l’occhio al sud con il ponte sullo Stretto di Messina, dall’altra quella dei militanti trevigiani e veneti che appoggiano Da Re che non esita a chiamare quell’infrastruttura il ponte delle arance. “Sarà meglio rifare quello di Vidor – aggiunge – dove passano ogni giorno i prodotti tipici delle nostre terre”.

I cambiamenti all’interno del Carroccio partiti da Treviso sono sempre andati a buon fine e sembra che l’aria che si respira alla base del partito odori (nuovamente) di secessione e di voglia di far rinascere quella Lega Nord chiusa nel cassetto a causa anche dei 49 milioni di euro di debito: “Il contenitore esiste ancora, solo che è vuoto – aggiunge Da Re – nel caso si voglia ripartire bisognerà risanare i conti perché i debiti vanno onorati”.

Da membro del consiglio direttivo regionale, Da Re ieri ha comunque voluto partecipare, andandosene dopo poco, alla riunione in cui si votava la sua espulsione: “Quando sono arrivato erano tutti in silenzio – ha commentato -. La decisione era già stata presa. Stefani ha tirato fuori un dossier su di me, quella dell’insulto a Salvini è stato solo un pretesto”. 

Questa mattina l’europarlamentare può parlare da uomo libero dagli schemi del partito (anche se non è che li abbia sempre seguiti) e si toglie qualche macigno dalle scarpe. “La politica la faccio lo stesso con la Lega Nord – aggiunge – che è il partito che ha dato vita a quella di Salvini che con un congresso se l’è fatta sua, blindandosi con i fedelissimi. Forza Italia era di Berlusconi ma lui se lo pagava, Salvini ha preso qualcosa che non gli spetta”. 

(Foto: Qdpnews.it riproduzione riservata).
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