“Chi ha infilato quel documento depistante tra gli atti dei consiglieri comunali?” E’ la domanda e il dubbio che si sono posti i consiglieri comunali di Rinascita Civica – Partecipare Vittorio Mirella Balliana e Alessandro De Bastiani.
C’è insomma l’ombra di una “gelida, – meglio malandrina-, manina” a gravare sul dibattito della destinazione dell’area Borca, discussa in consiglio comunale e rimandata a tempi migliori.
La minoranza la fa balenare in una nota nella quale si sospetta che qualcuno abbia potuto manomettere una delle tavole della documentazione presentata ai consiglieri comunali, anche perché è emerso non ci siano elementi perché l’area possa essere considerata degradata.
“Grava la pesante ombra di un documento che ha creato grande confusione e incertezza – scrivono Balliana e De Bastiani -. Si tratta di una tavola del piano regolatore del 2009, firmata dall’allora sindaco Gianantonio Da Re, con la quale si dimostrava che fin da allora il terreno era edificabile. In realtà, dopo numerosi controlli e confronti abbiamo stabilito che quella tavola era contraffatta e che era la somma di due documenti differenti che assemblati insieme dichiaravano una realtà non vera. Qualcuno lo ha definito un refuso, qualcun altro un falso”.
Questo ha creato non poca confusione al punto che anche il consigliere Mario Rosset, capogruppo leghista, ha voluto sapere se attualmente il terreno sia edificabile o no. “Ma ora resta il dubbio – chiosano i consiglieri di opposizione – : anche tra le mura del palazzo cittadino ci sono “manine” che infilano o scambiano atti pubblici inesatti?”.
In tutta la vicenda si inserisce ora anche una lettera aperta inviata questa mattina per iniziativa di Mario Da Re, a nome di Vittorio Vive, realtà confluita da poco nel Partito Democratico, alla nuova proprietà dell’area Borca.
“Non solleviamo ovviamente alcuna obiezione sul recupero funzionale dei due edifici esistenti, pur rilevando una scarsa considerazione paesaggistica nella proposta del parcheggio, ma siamo del tutto sconcertati per la previsione di una nuova edificazione – scrive Da Re – in un’area che ha fino ad oggi resistito a tutti i tentativi di speculazione che per anni sono stati perpetrati ma sulla quale nessun sindaco ha mai osato avvallare alcun intervento edilizio”.
Sottolineando che già in città ci sono centinaia di abitazioni vuote, interi palazzi abbandonati abbinati ad un calo progressivo della popolazione, per Vittorio Vive “è sconcertante che si avanzino proposte di tal genere e, ancor peggio, che il Consiglio comunale possa approvarle”.
Da qui l’anticipazione di quello che probabilmente anche l’amministrazione comunale farà su indicazione del consiglio comunale: “Il costo di acquisto dell’intera proprietà ex Cerfim e C, potrebbe essere sufficientemente ripagato con i soli due edifici, per cui – sostiene Da Re – abbiamo la sfrontatezza di azzardare una proposta: perché non ritiene possibile cedere l’area al Comune di Vittorio Veneto al prezzo del solo terreno? O perché non può, con un gesto di magnanimità, donare l’area stessa al Comune, a nome della sua famiglia, conosciutissima in città, e passare alla storia come una benefattrice della comunità vittoriese?”.
Ora la palla passerà alla proprietà “confidando – conclude Da Re – che non vorrà essere ostile alla comunità vittoriese, e auspicando che voglia ritirare la proposta fatta al Comune rivedendo i Suoi/Vostri programmi”.
(Foto: Rinascita Civica).
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