Il luogo della memoria divisa, il nuovo lavoro dello storico Pierpaolo Brescacin sul Bus de la Lum fa già discutere

È destinato a far discutere, anzi la discussione è già aperta, il titolo del nuovo lavoro di Pierpaolo Brescacin: “Il Bus de la Lum. I luoghi della memoria divisa”.

È l’ultima fatica dello storico vittoriese, direttore scientifico dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea del Vittoriese. Sta uscendo in questi giorni nelle librerie e verrà presentato ufficialmente nel 2021, nell’ambito della rassegna “Segni della Resistenza” organizzata dall’Isrev in collaborazione con il Comune di Vittorio.

Il lavoro, come spiega lo stesso autore a margine, affronta il problema delle presunte violenze perpetrate negli anni 1943-1945 dai partigiani a danno di soldati della Repubblica Sociale Italiana, ma anche spie e collaborazionisti.

Come si sa, l’impegno di Brescacin non si è limitato a questo particolare libro, che però costituisce l’ultima tappa di un percorso di ricerca a lunga gittata sulla Resistenza nel Vittoriese.

L’autore cerca di ricostruire una serie di episodi di violenza che si sono fissati negli anni nella memoria collettiva delle popolazioni locali, ma districarsi all’interno di un groviglio del genere non è affatto agevole.

Brescacin affronta di petto la duplice questione di che cosa si dice sia avvenuto al Bus de la Lum e di che cosa in effetti è avvenuto, secondo un modello di analisi critica serio e rigoroso.

Ne esce un quadro articolato e complesso, dove l’accento oltre alle ragioni ideali dei resistenti, è messo anche sulla dura contesa tra resistenti e fascisti e sulle rivendicazioni da parte della fazione politica avversa ai resistenti, nonché sull’esercizio della “pietas” che si deve alle vittime misconosciute di quella guerra civile.

Il lavoro mette alla fine alcuni punti fermi su una vicenda contrassegnata da troppo tempo da abusi, falsificazioni e distorsioni, “Veicolati – spiega Brescacin – da un sistema di informazione basato più sullo spettacolo del dolore che sull’esigenza di verità, e di risolvere una volta per tutte l’annoso problema del numero e dell’identità delle vittime“.

Rimane pure consapevole che, nonostante i numerosi passi in avanti, non verranno mai meno le illazioni, i tanti “si dice” che accompagnano il discorso sul Bus de la Lum.

Questo perché nella costruzione del racconto su questo argomento hanno continuato a giocare e giocano ancor oggi i ricordi di dolorosi episodi di guerra civile in Valsalega, alle Prese e al laghetto di Lughera, i quali, in forza della drammaticità con cui si sono svolti, hanno realizzato quel transfert emotivo che alimenta il mito di una ferocia partigiana. Ferocia che, in realtà, secondo l’autore, non sarebbe mai esistita.

(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: Il Bus de la Lum)
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