Ieri sera al Museo della Battaglia si è tenuto l’incontro “Il racconto del cielo” organizzato dal Comune, dall’Associazione Cavalieri dell’Ordine di Vittorio Veneto e dalla Consulta delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma nel centenario dell’Aeronautica militare, per celebrare il volo e il mondo aeronautico.
La nascita e funzione del 51° Stormo di Istrana, la storia dei caccia e i moderni velivoli a motore e no: sono alcuni degli argomenti che il comandante 51° Stormo Emanuele Chiadroni, il pilota Eurofighter Mattia Bortoluzzi, il fondatore della fondazione Jonathan Collection Giancarlo Zanardo e il pilota di parapendio Giorgio Nadal hanno esposto davanti a un numeroso e attento pubblico.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco Antonio Miatto e del presidente dell’Associazione Cavalieri dell’Ordine di Vittorio Veneto Mario Collet è intervenuto il comandante Chiadroni che con l’ausilio delle slide ha raccontato storia, struttura e organizzazione attuale del 51° Stormo.
“Con la prima Guerra mondiale, l’autorità militare si rese conto che la componente aerea aveva la necessità di essere una forza autonoma per garantire la massima efficienza – ha spiegato Chiadroni -. La nostra bandiera è la seconda per eccellenza e questo ci da tanta responsabilità. Noi abbiamo il dovere di onorare quelli che ci hanno preceduto e tenere alto il loro nome: c’è una pressione importante e tanto sacrificio dietro, è un distintivo che pesa.

Lo sforzo della Forza armata è quello di inseguire il futuro, e spendiamo tanti soldi e risorse. Perché ci servono macchine così costose? Oggi come oggi non viviamo in una stato di quiete, la terra presenta delle instabilità. Non è prevedibile il futuro (vedi Ucraina), bisogna avere quindi dei velivoli precisi e sicuri: la carenza di informazioni sul futuro la si colma con la tecnologia“.
Il 51° Stormo è formato da una squadra coesa, basata sulla responsabilizzazione di ognuno, sull’attenzione alla qualità, sul miglioramento continuo e sull’innovazione. Opera in rete al suo interno e all’esterno in piena armonia con il territorio per promuovere nel migliore del modi, e con il proprio esempio, le risorse dello Stormo e in generale dell’Aeronautica militare. “Noi vogliamo essere il punto di riferimento per l’Aeronautica militare e per la gestione operativa periferica” ha concluso il comandante.

Successivamente è intervenuto il maggiore Bortoluzzi, che ha raccontato la storia dei Caccia e delle frecce tricolori. Nella prima Guerra mondiale i Caccia erano semplici ricognitori armati, generalmente di legno e tela, con motori che a stento riuscivano a tenerli in volo e mitragliatrici che spesso si inceppavano. Nella seconda erano macchine completamente diverse, dotate di motori più potenti, mitragliatrici di calibro maggiore e più affidabili, forme aerodinamiche e tettuccio chiuso. Attualmente i moderni caccia sono velivoli tecnologicamente avanzati, sempre più performanti e multiruolo.
“L’Eurofighter Typhoon, che attualmente uso, è un velivolo multiruolo di quarta generazione avanzato, bimotore, con ruolo primario di caccia-intercettore – ha illustrato Bortoluzzi -. L’inserimento dell’Eurofighter nel servizio d’allarme nazionale fornisce maggiore capacità al complesso dispositivo che, in pochi minuti, assicura decollo e identifica qualunque traccia aerea sospetta. Ha una lunghezza di oltre 15 metri con due turboventole Eurojet Ej200 e una velocità massima di 2 ma 2495 km/h.
L’acrobazia militare, le Frecce tricolori, nacquero alla fine degli anni ’20 come modo ingegnoso per imparare delle manovre per il combattimento aereo – continua -. Il colonnello Rino Corso Fougier diede vita alla prima flotta acrobatica collettiva nel campo di volo di Campoformido (Udine). Qui aveva sede il 1° Stormo Caccia della Regia Aeronautica comandato da Fougier che convinse i suoi superiori a dargli il permesso di addestrare al volo acrobatico affermando che ‘il pilota perfetto è quello che ha la massima padronanza del velivolo in ogni assetto e in ogni circostanza con la massima sicurezza e coordinazione’.

Nella primavera del 1928 tre piloti del 1° Stormo Caccia si esibirono in looping spettacolari con i loro biplani CR.1 e nel luglio 1929, su indicazione di Italo Balbo, il 1°Stormo organizzò la prima esibizione acrobatica col nuovo caccia CR 20 per onorare due aviatori statunitensi venuti in Italia – prosegue il pilota -. Così nacque in Italia la prima scuola di acrobazia aerea che portò in volo fino a 20 aerei contemporaneamente. Nel primo dopoguerra lo Stato Maggiore dell’Aeronautica diede anche il consenso a ogni reparto di volo caccia di costituire la propria pattuglia acrobatica.
Oggi la pattuglia è formata da 10 veivoli e altrettanti piloti, che cambiano ogni 5 o 6 anni, con 18 figure acrobatiche. Lo spettacolo dura circa 25 minuti. Per essere selezionati bisogna provenire da linee jet, avere esperienza in volo (750 ore) e anzianità di grado – conclude -. La partecipazione è su base volontaria e ogni anno ci sono 10-12 candidati. Importantissimo l’aspetto caratteriale: bisogna costruire un gruppo coeso, l’individualità in volo sparisce”.
È intervenuto poi Giancarlo Zanardo, raccontando la storia della sua Fondazione Jonathan Collection: un museo aeronautico che vola a Nervesa della Battaglia.
Nel lontano 1985 Zanardo, con il suo biplano Tiger Moth (I-GATO), ha percorso in solitario ben 5.000 km in 23 tappe. Per commemorare il 70° anniversario del “Volo su Vienna” effettuato dalla Squadriglia “Serenissima” nel 1918, il Fokker DR 1m (I-LYNC) di Zanardo effettua il volo San Pelagio – Vienna – San Pelagio. Egli poi compie la trasvolata della Manica con un Bleriot XI-2 (I-PONI) in occasione dell’80° anniversario della straordinaria impresa di Louis Bleriot nel 1989. L’attività di volo nella sede attuale è iniziata nel 1997 e attualmente continua senza sosta.
In conclusione è intervenuto Giorgio Nadal, raccontando le sue grandi passioni: il deltaplano e il parapendio, due mezzi di volo libero tecnologicamente più semplici. “Sono quarant’anni che volo – ha raccontato Nadal -. Non abbiamo la tecnologia ma non ci mancano le grandi emozioni”.
I presenti in sala hanno fatto molte domande ai piloti, ringraziandoli per il loro lavoro: “Dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani. Ringrazio tutti voi per il lavoro che fate sia in cielo che in terra perché se non siamo stati ancora attaccati, è per merito vostro” ha affermato una signora.
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