Dall’angusta sede di via Pietrella, vicino al comando dei carabinieri di Vittorio Veneto all’imbocco della zona industriale, in via Mattei, a San Giacomo di Veglia su un’area di circa 5000 metri quadrati, tra coperto e scoperto.
Dopo molti anni, tentativi a vuoto, anche polemiche feroci di livello politico, è stata ufficialmente inaugurata questa mattina la nuova sede del Centro culturale Misericordia, associazione nata nel 1998. Al taglio del nastro, oltre ai rappresentanti della consulta delle associazioni, anche gli assessori Barbara De Nardi e Giuseppe Costa.
“Non moschea – ci tengono a dire dalla comunità islamica – ma un centro culturale, cresciuto e costruito grazie al totale autofinanziamento dei nostri associati. Ci ha permesso di raccogliere 500mila euro per l’acquisto e la sistemazione della nuova sede”.
Per il portavoce della comunità Mohamed Chafik si tratta di “Un punto di arrivo e di partenza, che viene a concludere anni di sacrifici e sforzi per dare alla nostra comunità un luogo degno per incontrarci, per fare formazione, educazione e cultura di dialogo e di legalità responsabile”. Nel centro culturale, assicurano, ci saranno momenti di meditazione, di raccolta spirituale, anche di catechismo per bambini. Con attività rivolte alla famiglia e rivolte a lavorare con altre attività istituzionali per garantire sicurezza, legalità e impegno per Vittorio Veneto.
Ovviamente la lingua sarà basilare. Ufficialmente l’italiano, ma al centro, oltre a incontri e tavole rotonde si insegneranno pure le lingue che fanno riferimento alla cultura islamica. Quindi non solo araba o italiana, ma quelle di origine delle varie comunità islamiche: dall’area sud sahariana alla balcanica, per permettere ai bambini che tornano per le vacanze dai loro nonni di poter interloquire, di non tagliare le loro radici, pur improntando l’insegnamento a sentirsi parte della comunità italiana.
Chiaro che le difficoltà per il nuovo centro non mancheranno, e le contrarietà pure. Per l’Imam delle Comunità islamiche del Veneto non ci sarà problema perché si punta al dialogo, a vera integrazione: “Conosciamo bene le esigenze del territorio e le paure dei cittadini: siamo qui da decenni ormai – ha detto – ed è giusto dare risposte convincenti alle domande e alle paure, e stiamo cercando di farlo anche con questo centro.
Ci occupiamo di tante cose, non ultimo lo scambio culturale e il dialogo interreligioso tra le comunità musulmana e italiana. Partecipiamo a vari eventi e li organizziamo, doniamo sangue, l’obiettivo è l’integrazione, nel dialogo e nel confronto civile, e rispetto per le leggi”.
(Fonte: redazione Qdpnews.it).
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