È una storia che inizia diciotto anni fa. Siamo ad Alassio, località marittima sul mar Ligure, molto frequentata nel periodo estivo da turisti: tra l’acqua cristallina e la sabbia finissima, in uno dei locali che si affacciano sulla riviera risuona ogni sera la voce di Rita Piaia, accompagnata alle tastiere da Aris Ramus, entrambi originari di Vittorio Veneto.
Esibizioni live che si ripetono da anni, davanti al pubblico nello spazio di una piazza. Il talento c’è e la voce, non solo quella poderosa di Rita, ma anche quella delle loro capacità musicali, inizia a diffondersi arrivando all’orecchio di qualcuno che di musica e di accordi se ne intende, con una sensibilità maggiore di molti altri: Paolo Limiti (nella foto, insieme ad Aris e Rita), conduttore, critico musicale e paroliere, scomparso il 27 giugno 2017 all’età di 77 anni.
Il conduttore televisivo è di casa ad Alassio, sua meta preferita per le vacanze, e si ritrova così ad ascoltare Rita e Aris in una delle loro esibizioni. E come nelle migliori storie degne di un romanzo, il caso e la fortuna ci hanno messo il loro. “Quell’anno in piazza cantavamo noi e un altro gruppo – racconta Rita – tre pezzi a turno. Paolo Limiti aveva sentito parlare di noi e aveva ricevuto da un nostro amico una cassetta con dei pezzi, ma quando è arrivato stava cantando l’altra musicista: la voce gli sembrava diversa rispetto a quella sentita e stava per andarsene. Il caso ha voluto che proprio in quel momento fosse il nostro turno per cantare”.
Da un semplice passaggio per sentire una canzone, quella sera inizia una collaborazione destinata a durare diversi anni: dopo l’esibizione entrano infatti in contatto con Alberto Anelli, cantante e paroliere, che gli affida l’incarico di registrare come prova la sigla del programma di Limiti. L’estate finisce ed una sera, dopo una serata a Pordenone, arriva una telefonata inaspettata: dall’altro capo del telefono c’è Paolo Limiti in persona.
“Aveva ascoltato la nostra versione di “Vai da lei” – spiegano insieme – e gli era piaciuta davvero tanto, così ci voleva assolutamente per la sua trasmissione”. “Ci vediamo su Rai 1” ogni pomeriggio raccoglieva davanti allo schermo della televisione milioni di telespettatori, con una scaletta che spaziava da momenti musicali ad interviste ai personaggi del cinema e del piccolo schermo.
“Siamo andati a Milano, pensando di fermarci giusto il tempo di cantare il pezzo: abbiamo fatto una serata davanti a Paolo Limiti, ad Anelli, alla regista della trasmissione e alla direzione del programma – spiega Rita – Finito di cantare, Paolo ci ha chiesto i nostri impegni per il giorno successivo”. Tutto, a loro insaputa, era praticamente già pronto e deciso. “Da domani mattina siete in Rai”: è con queste parole che Limiti “sigla” il loro contratto, che li manterrà in trasmissione per ben tre anni consecutivi.
Dalle serate sul lungomare, il salto di qualità avviene direttamente in un programma in diretta, sulla rete nazionale per eccellenza: “Mi ricordo che mi dicevano di guardare sempre la luce rossa della telecamera”, spiega Aris.“Del mio esordio mi ricordo le ore infinite di trucco: secondo Paolo assomigliavo a Mina, quindi pretendeva un trucco adeguato – svela Rita – Abbiamo fatto vari tentativi, ma a Paolo non piaceva perché era molto pignolo. Mi hanno mandato fuori all’ultimo secondo prima dell’inizio, le prime puntate ero parecchio terrorizzata”.
L’impatto, in effetti, non può che destabilizzare due artisti che hanno sempre messo la musica al primo posto, puntando sulla qualità e decisi a portare sul loro palco pezzi studiati e preparati con attenzione. “Al pomeriggio dopo la prima puntata sono arrivate valanghe di fax e telefonate e forse solo in quel momento ho iniziato a realizzare cosa ci stava succedendo – spiega Rita – Ricordo bene quella volta che Paolo mi ha fatto cantare un pezzo di Charles Aznavour, facendomi scendere le scale con i tacchi, incubo per molte della televisione”.
Le canzoni infatti, venivano assegnate giornalmente dallo stesso Paolo Limiti, non solo conduttore, ma vero e proprio direttore artistico di tutta la trasmissione: “All’epoca avevo comprato un fax per inviare all’orchestra le partiture per la trasmissione e spesso è capitato di studiare anche di notte per essere pronti in diretta alle due del pomeriggio”, svela Aris.
Si ritrovano così catapultati all’interno di una realtà che avevano avuto modo di apprezzare già come telespettatori, dal proprio divano di casa: “Come musicista la trasmissione ci piaceva, Paolo aveva questo modo di raccontare la storia della musica, del cinema e del teatro, era veramente un’enciclopedia dello spettacolo e aveva all’epoca un materiale vastissimo, che inizialmente superava persino quello della stessa Rai”, racconta Rita.
Quando dopo la diretta si spengono le famose luci rosse delle telecamere, hanno modo di conoscere Paolo Limiti come persona e di stringere rapporti di amicizia con lo staff, che ancora durano: “Paolo era una persona sincera, davvero per bene – racconta Rita – molto pignolo ed esigente nel suo lavoro, diretto nel dire le cose. Era davvero in grado di riempire una stanza con la sua personalità magnetica”.
Tre anni intensi in Rai, fino al 2002, senza mai dimenticare però la loro natura di musicisti. Tutte le sere infatti continuano a suonare dal vivo, macinando quasi trecento eventi in un anno e “incrociando” nel loro percorso personaggi del calibro diPaolo Villaggio, “che amava cantare con noi le canzoni degli Alpini” svela Aris, il maestro Riccardo Muti, Al Bano, Claudio Baglioni, Gianna Nannini, i Pooh e molti altri. “Abbiamo avuto modo di conoscere molte persone – raccontano – Gigi Proietti per esempio è un grande sia dentro che fuori lo schermo e lo stesso possiamo dire per Nino Manfredi, che abbiamo avuto modo di conoscere in occasione di una puntata speciale del programma”.
Andando indietro con la memoria, prevalgono i ricordi e non ci sono rimpianti. “L’esperienza è stata fantastica, ma non la rifarei – spiega Rita – siamo sempre stati con i piedi per terra e siamo felici di come è andata, anche se qualcuno avrebbe fatto carte false per rimanere in televisione”. Nel cassetto dei ricordi più belli per Aris, le emozioni nel sentire l’orchestra suonare i pezzi da lui preparati: “Quando arrivavo al mattino e sentivo le prove dell’orchestra non potevo credere di avere scritto o arrangiato io quei pezzi – svela – Ancora conservo come un tesoro la tastiera che usavo in quegli anni”.
Un bagaglio di esperienza, che sono pronti a tramandare con il loro lavoro di insegnanti: “Paolo ci ha insegnato la professionalità e a tenere i piedi per terra – concludono Rita e Aris – Sono doti che ci teniamo ad insegnare e a trasmettere anche ai ragazzi che dirigiamo nei saggi: la musica può essere un diletto, ma può diventare a tutti gli effetti un lavoro”.
(Intervista a cura di Giada Fornasier).
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