Il settore del tessile, nel tempo, ha subìto un cambiamento capillare: è quanto emerso nel corso di un incontro sul tema dell’industria della lana, organizzato dal Circolo vittoriese di ricerche storiche, tenutosi lo scorso martedì 23 maggio, negli spazi del liceo “Marcantonio Flaminio” di Vittorio Veneto.
Ospite dell’incontro è stato Roberto Bottoli, dell’omonimo lanificio, il quale non ha nascosto le varie criticità che hanno accompagnato il settore negli ultimi anni.
Difficoltà nel ricambio generazionale e sul campo della formazione sono al momento le maggiori criticità che, secondo Bottoli, preoccuperebbero gli imprenditori del settore, non solo a livello locale ma, più in generale, a livello nazionale.
Una situazione che ha provocato nel tempo un costante assottigliarsi del volume di lanifici e realtà tessili: “Un decimo di queste attività è sopravvissuto rispetto al passato”, ha detto l’imprenditore.
Tuttavia, in uno scenario economicamente sempre più complesso, la necessità di essere attrattivi spinge queste attività a specializzarsi nella produzione di colori particolari. In sostanza, la qualità è ciò che fa la differenza: “Quando produci dei tessuti fantasia, devi eccellere e fare dei bei tessuti”, ha confermato l’imprenditore.
I lanifici ogni anno producono due collezioni (campionari di disegni-tessuti) all’anno, una per il periodo primavera-estate e un altro autunno-inverno: Bottoli ha riferito che ci sono 40 tipologie di tessuti diversi, ognuno con disegni diversi, per un totale di 2.500 varianti.
Ripercorrendo la storia dei tessuti, Bottoli ha spiegato che il punto di svolta nel settore dell’abbigliamento si è verificato con l’avvento del jeans, che ha diminuito del 50% l’uso di determinati tessuti: “Il jeans ha preso una buona fetta di mercato, provocando una sua contrazione – ha affermato Bottoli – ma allo stesso tempo ha portato anche a un allargamento del mercato: è stato un avvento culturale, perché ognuno ha iniziato a vestirsi in modo diverso”.
Attualmente sono 54 mila gli addetti del tessile nella regione. Regione che “ha saputo crearsi una fetta importante nel settore”.
A livello pratico, poi, Bottoli ha spiegato che per quanto riguarda i tessuti, la qualità di quelli di lana, dipende dalla sottigliezza di quest’ultima.
“Ogni qualità di lana trova un impiego specifico – ha raccontato Bottoli – Esiste infatti una lavorazione adatta per ogni tessuto”.
E quali specificità ha ogni tipo di lana? Ad esempio il cashmere? “La lana di cashmere deriva dalla capra e non dalla pecora: è molto fine, cosa che ne determina il suo pregio. In Italia ci sono tante lane autoctone”.
“Per ogni tipo di tessuto viene utilizzato un ciclo complesso di lavorazione – ha proseguito – Attualmente uno dei problemi principali del settore del tessile è che non ci sono più istituti tecnici-professionalizzanti per l’ambito e, intanto, stanno uscendo figure (per la pensione, ndr) che non trovano subito un rimpiazzo. Inoltre, la delocalizzazione ha dato un brutto segnale al settore”.
“Nonostante ciò, il nostro è un mondo affascinante, perché porta sempre un prodotto creativo e innovativo – ha evidenziato – Il nostro è un settore in cui ci vuole passione a tutti i livelli”.
“Un altro aspetto da considerare è che il prodotto risulta in secondo piano rispetto al lavoro dello stilista – ha spiegato – Dipendiamo sempre da qualcuno, che sappia valorizzare il tessuto e collocarlo nel mercato giusto: quando accade, però, è comunque una grande soddisfazione meritare di finire in prima pagina”.
E sul fronte energetico? A che punto è l’industria della lana?
“Ci sono consumi energetici come per qualsiasi industria – ha chiarito Bottoli – Il problema è la concorrenza: ad esempio, il Portogallo ha il 50% in meno dei costi di produzione. Inoltre, circola molto finto Made in Italy, ovvero merce tarocca che entra principalmente ad Amsterdam, per poi diffondersi”.
“Poi, oggi, la cosa più gravosa sono le certificazioni – ha proseguito – A livello di esportazioni, quest’anno il 65% della merce è stata esportata all’estero, in Paesi come Spagna, Portogallo, Giappone, Corea, Cina, Turchia e Paesi Bassi”.
“Io credo che il futuro si basi sul fare bene ciò che siamo in grado di fare”, ha concluso Roberto Bottoli.
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