Esattamente un secolo fa, il 2 giugno 1923 – praticamente agli albori del ventennio fascista – l’allora capo del governo Benito Mussolini era nella Città della Vittoria e, mentre si trovava a pochi passi dai binari della stazione, si verificò un grave – a maggior ragione per quell’epoca – incidente ferroviario.
Una “coincidenza” troppo clamorosa per non passare prima alla cronaca e poi alla storia, e a riportare alla ribalta il fatto (anzi, i fatti) ci ha pensato l’associazione TreniBelluno, che ieri sui propri canali social ha riproposto la cronaca del Gazzettino di un secolo esatto fa a proposito della visita del duce a Vittorio, “città che dopo poco più di un mese sarebbe diventata “Vittorio Veneto”” ricorda il gruppo di pendolari e sostenitori del trasporto pubblico locale, molto radicato anche nel Vittoriese.
«Verso le ore 14.30 – riportò il quotidiano locale – tutte le autorità si portarono in automobile alla stazione ferroviaria per ripartire con il treno speciale del Presidente. Però la partenza per ferrovia venne impedita da un grave incidente che per poco non ha guastato la festa e non ha mietuto vittime. Mentre Mussolini si tratteneva nella saletta, il treno ordinario in arrivo precisamente a quell’ora per uno scambio falso o forse per non aver obbedito perfettamente ai segnali, investì con violenza il treno presidenziale. Sei vagoni e la macchina, coi rispettivi bagagliai, si sono accavallati e in parte distrutti, ostruendo la linea che solo a notte avanzata fu possibile sgombrare».
“Furibondo per il contrattempo, (Mussolini ndr) volle gli si provvedesse un’automobile, si mise lui stesso alla guida e se ne andò. Probabilmente quello che avvenne in stazione a Vittorio non fu un attentato ma un incidente ferroviario, tuttavia la fama dell’attentato si diffuse e durò per molti anni, così capitava di sentirsi raccontare “de quea volta che i ghe à fat l’atentato al duce”, mescolando storia e fantasia come accade non raramente” chiosa TreniBelluno.
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata – per concessione di Alessandro De Nardi).
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