“Come ha fatto Albino Luciani, umiltà non è tirarsi indietro per mancanza di coraggio, non imporsi, non mettersi in mostra, non autocandidarsi e anche sapere ammettere i propri limiti; vuol dire invece accettare incarichi scomodi, assumere scelte difficili che non saranno capite. Umiltà è affidarsi al Signore”.
È questo il senso che il patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha voluto dare ad una delle qualità più significative e riconosciute del nuovo beato Albino Luciani durante l’omelia della messa di ringraziamento delle tre diocesi legate a Giovanni Paolo I – Belluno Feltre, Vittorio Veneto e Venezia – che si è tenuta nel pomeriggio di ieri domenica 11 settembre nella piazza di Canale d’Agordo, a una settimana esatta dalla proclamazione solenne in San Pietro con Papa Francesco.
Tanti i fedeli giunti nel paese bellunese – stimati in duemila circa – da ogni parte della regione e non solo. Alla presenza di numerosi sacerdoti e diversi presuli del Triveneto, hanno concelebrato alla cerimonia i vescovi Corrado Pizziolo e Renato Marangoni, il quale all’inizio ha manifestato “il vivissimo eco di commozione e gioia con cui abbiamo accolto il dono della beatificazione di Giovanni Paolo I”, annunciando pure la consegna di alcune reliquie di Luciani alle diocesi “sorelle”, Vittorio Veneto e Venezia.
Presenti nelle file delle istituzioni il sindaco di Canale d’Agordo Flavio Colcergnan, il ministro Federico D’Incà, il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin, l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, diversi parlamentari e tanti sindaci e rappresentanti delle amministrazioni comunali del Trevigiano e del Bellunese.
“L’umiltà di Luciani non aveva come criterio il ‘politicamente corretto’, che oggi come ieri impone autocensura – ha detto Moraglia, rivolgendosi “in particolare alle figure pubbliche, sia della Chiesa sia della società civile” -: certe cose non le diciamo, sono scomode, sono temi sgraditi, e allora diventiamo afoni rispetto al Vangelo, finendo col proporre noi stessi e non il Signore. Solo la persona umile è libera, e la persona veramente libera, è umile”.
Moraglia ha esaltato l’ambiente in cui Luciani crebbe e mosse i primi passi vocazionali: “Oggi siamo a Canale d’Agordo, dove tutto è cominciato: qui è iniziato il cammino di santità di Luciani, umile e grande figlio di questa bella e generosa terra. Canale d’Agordo diede i natali ad Albino Luciani il 17 ottobre 1912: in quel periodo il Veneto e soprattutto le sue terre montane erano luoghi di emigrazione, abitati da gente povera che sapeva bene il significato della parola ‘fame’”.
“Un uomo dipende molto dal bambino che è stato. Certe cose che non si imparano da bambini, non si imparano da adulti. Luciani nasce in un contesto umile, povero, laborioso, onesto, segnato dalla fatica quotidiana del vivere; un ambiente contadino di montagna, semplice ma dignitoso, povero ma generoso, dove, come si dice, si deve far quadrare il pranzo con la cena, dove si costruiscono rapporti autentici”.
Rievocando ancora una volta l’Humilitas, il motto episcopale di Luciani, che fu vescovo di Vittorio Veneto per undici anni, Moraglia ha affermato: “Sottolineare la sua umiltà non significa non riconoscere l’intelligenza, la forza di quest’uomo, il valore pastorale del suo ministero: Luciani mai cercò di mettersi in mostra per la sua cultura e sapere teologico, né dare l’immagine dell’accademico. Aveva a cuore il bene delle persone a cui si rivolgeva: voleva che lo capissero e sapeva essere efficace con riferimenti comprensibili a tutti, ma non per questo i suoi pensieri erano meno profondi. Giovanni Paolo I fu un grande catechista, un evangelizzatore appassionato nel trasmettere il Vangelo”.
Il patriarca ha quindi guidato la preghiera comunitaria e i canti dell’assemblea davanti alle raffigurazioni e alla reliquia del nuovo beato.
Al termine della cerimonia, ringraziando tutte le persone convenute alla celebrazione, il sindaco Colcergnan ha evidenziato “la grande felicità e il giusto orgoglio” che la comunità sta manifestando in questi ultimi tempi, anche perché il paese è diventato meta di pellegrinaggi alla Casa natale, recentemente restaurata e inaugurata (qui il servizio di Qdpnews). Egli ha ricordato come “l’umiltà nata nel contesto di Canale d’Agordo sia stata la stella polare della vita e del ministero di Giovanni Paolo I”, auspicando che il suo esempio diventi “modello di umanità e concordia tra i popoli”.
Ha preso infine la parola Loris Serafini, direttore del Museo – Casa Natale di Albino Luciani di Canale d’Agordo e componente del comitato scientifico della Fondazione vaticana Giovanni Paolo I, che ha dato il benvenuto in più lingue alle delegazioni arrivate da lontano e ha salutato con grande gioia i rappresentanti delle comunità natali dei papi recenti: da Riese san Pio X, luogo di nascita di papa Giuseppe Sarto; da Sotto il Monte, per Giovanni XXIII; da Concesio, per San Paolo VI; da Wadowice, per San Giovanni Paolo II; da Marktl am Inn, per Papa Benedetto XVI e da Buenos Aires per Papa Francesco, oltre che per la miracolata Candela Giarda. Serafini ha anche citato la presenza della referente dei bellunesi emigrati dalla valle in Brasile, Iria Tancon.
(Foto: Museo Albino Luciani).
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