È stata inaugurata oggi giovedì 2 novembre la targa commemorativa del poeta Lorenzo Da Ponte, nella sua dimora cenedese in Piazza Giovanni Paolo I al civico 12.
Esattamente 225 anni fa, il 2 novembre 1798, Lorenzo Da Ponte, dopo essere stato esiliato per 15 anni dalla Repubblica veneta e aver portato la cultura italiana in tutta Europa, tornò dopo più di 20 anni nella sua amata Ceneda, pieno di gloria e benessere economico, per riabbracciare la sua famiglia e tutti i suoi cari.
In molti si sono riuniti oggi al civico 11 per la scopertura della tanta attesa e voluta targa commemorativa. Con l’occasione il sindaco Antonio Miatto ha ringraziato chi ha reso possibile tutto questo, “doveroso per ricordare una figura importante come Lorenzo Da Ponte”.
Successivamente gli ospiti si sono recati alla Biblioteca Civica per assistere all’intervento dello storico Giampaolo Zagonel – curatore e scrittore delle Lettere e della Bibliografia di Lorenzo Da Ponte -e dell’ingegnere Sergio De Nardi “Sulle tracce della famiglia Da Ponte”. Presenti anche alcuni studenti delle scuole limitrofe.
A fare i saluti istituzionali, una volta giunti alla Biblioteca, è stata l’assessore alla Cultura Antonella Uliana: “È un momento fondamentale aver posto la targa nella casa dove Da Ponte tornò dopo 20 anni di permanenza al di fuori della sua amata Ceneda. Come amministrazione abbiamo seguito le sue ombre valorizzandolo tra le strade della città perché, in tutto il mondo, viene riconosciuto per la sua personalità poliedrica, come rappresentante della cultura italiana. È doveroso quindi ricordarlo e segnarlo nelle tappe fondamentali del suo percorso”. A seguire Mirco Bottega dell’Accademia Lorenzo Da Ponte ha letto un brano tratto dalle memorie del poeta “Il ritorno a Ceneda”.
La fuga dalla Repubblica veneziana e il tanto atteso ritorno a Ceneda
Lo storico Giampaolo Zagonel, nel suo intervento, ha ripercorso i 20 anni che Lorenzo Da Ponte ha vissuto lontano dalla sua terra madre.
Nato come Emanuele Conegliano nel ghetto di Ceneda il 10 marzo 1749 in una famiglia israelitica, si trasferì a Venezia nell’autunno del 1773 dove insegnò letteratura anche ai figli di Giorgio Pisani fin quando arrivò una denuncia anonima. Nel 1779 fu sottoposto a un processo nel quale venne accusato di “pubblico concubinaggio”, “sequestro di una donna rispettabile” e di aver vissuto in un bordello, dove avrebbe anche organizzato i trattenimenti. Il 17 dicembre 1779 venne condannato a 7 anni di reclusione ed esiliato per 15 anni dalla Repubblica.
Da Ponte scappò a Gorizia guadagnandosi da vivere come scrittore e appoggiandosi agli ambienti nobiliari e culturali della città, dove venne accolto con entusiasmo. Inizia a pubblicare diversi poemi e traduce alcuni testi dal latino all’italiano per i nobili. Nel 1781 venne chiamato a Dresda da Caterino Mazzolà, “poeta della corte” sassone, e più tardi lavorerà alla Clemenza di Tito.
Pochi mesi dopo si trasferisce a Vienna per Antonio Salieri dove divenne poeta di corte dell’imperatore Giuseppe II. In quegli anni scrisse per diversi musicisti dei libretti che ottennero grande successo. Oggi è conosciuto soprattutto per tre opere: “Le nozze di Figaro” (1786) con Mozart; “Don Giovanni” (1787) della commedia Beaumarchais e “Così fan tutte” (1790).
Dopo la morte nel 1790 di Giuseppe II, Da Ponte cadde in disgrazia e nel 1791 si diresse a Praga e Dresda. Dall’autunno 1792 visse a Londra dove si sposò con Nancy Grahl. Nel 1888 decise di tornare a casa per riabbracciare il padre, i fratelli e tutti i suoi amici. Partì quindi per un lungo viaggio durato un mese arrivando a Ceneda pieno di fama e benessere economico.
I luoghi Dapontiani a Vittorio Veneto
L’ingegnere Sergio De Nardi ha poi illustrato i luoghi di Vittorio Veneto dove Lorenzo Da Ponte e la sua famiglia hanno vissuto.
Nato nel “nuovo ghetto” ebraico in via Manin al civico 153, Emanuele è il primo dei tre figli di Geremia Conegliano e di Anna Cabiglio. Alla morte prematura della mamma, il padre Geremia si risposa con una donna cattolica Orsola Pasqua Paietta convertendosi, insieme ai suoi figli, al cattolicesimo nel 1763. Una volta ufficializzato il battesimo, Emanuele prese il nome del vescovo di Ceneda che lo battezzò: Lorenzo Da Ponte. Subentrato il vescovo De Luca, viene emanata una nuova ordinanza per cui tutti gli ebrei dovevano stare dentro il ghetto mentre i cristiani fuori. Il nonno di Lorenzo, tramite una permuta, scambia quindi la casa e si trasferisco in via Calcalda (ora via Lorenzo Da Ponte).
Il monsignor Girolamo Cesare Ziborghi, come riconoscenza per la conversione al cattolicesimo, nel 1769 fa una donazione alla famiglia Da Ponte: una casa, oggi in Piazza Giovanni Paolo I al civico 12. La famiglia ci abita fino al 1806, anno della morte del papà di Lorenzo. Venne poi venduta dal figlio Agostino per sanare vari debiti. La casa era formata da alcuni vani: una bottega al piano terra; un ingresso comune a cui si accedeva tramite una scala ad arco, ora purtroppo non più presente; al secondo piano c’erano due stanze da letto e una zona giorno; all’ultimo piano c’era un granaio.
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