“Siamo diventati tutti litigiosi”: al Festival biblico una riflessione su comunicazione e nuove frontiere della tecnologia

Il Festival biblico di Vittorio Veneto, manifestazione che ha visto tra gli ospiti anche lo psichiatra Vittorino Andreoli, si è concluso domenica con un incontro pubblico per riflettere su comunicazione e le nuove frontiere della tecnologia.

“La Babele della comunicazione” era il titolo di questo spazio di riflessione, che ha visto come relatori Luigi Rancilio (digital manager di “Avvenire”) e Anna Zuccaro (docente dello Iusve). A moderare la conferenza, il direttore del settimanale diocesano L’Azione don Alessio Magoga.

Tanti gli interrogativi emersi durante questo spazio di riflessione, a cui hanno partecipato in platea diversi giornalisti, essendo l’incontro parte della formazione dell’Ordine professionale del Veneto.

Identità, divisioni, social come strumento “per diventare famosi” e lanciare continue richieste di attenzione: sono alcune delle riflessioni emerse nel corso dell’incontro.

Una situazione per la quale “non c’è mai una fine” e che avrebbe subito un’accelerazione con l’avvento dello smartphone, un fatto dall’impatto “deflagrante”.

“Attualmente non c’è una grande differenza tra il mondo adulto e quello dei giovani per l’uso dei social – hanno affermato i due relatori – Le persone che litigano hanno un’età media compresa tra i 35 e i 47 anni“.

“Siamo diventati tutti litigiosi – ha evidenziato in particolare Rancilio – e l’aggressività l’abbiamo imparata dei talk show”.

Rancilio ha rimarcato che la televisione, considerati alcuni contenuti proposti, dimostra di basarsi più “sui numeri e non sulla qualità” dei contenuti stessi. “Il linguaggio è deflagrato – ha aggiunto -. I social non ci hanno fatto diventare maleducati: lo eravamo già”.

Sul fronte dei social, i relatori hanno sottolineato quanto TikTok sia “in rapida crescita, cosa che sta facendo diventare sempre più importanti i video”.

Importanza che rivestono anche le foto, le quali devono essere maneggiate con cura, specialmente se immortalano dei minori: “Tanti genitori, che postano moltissime foto dei figli, non sono consapevoli del rischio che quelle stesse foto possano essere prese e rimontate, anche con l’intelligenza artificiale, su video pedoponografici” ha spiegato Rancilio.

Zuccaro, da parte sua, ha invece affermato che la “disponibilità illimitata dei social” facilita l’arrivo di fake news, che proliferano anche con delle manipolazioni dei video.

“Questa è la doppia faccia della medaglia e la differenza la fa l’uomo – ha aggiunto -. Meglio preferire lo ‘slow journalism’, che sta sulla notizia e non punta sul sensazionalismo: ciò crea maggiori possibilità di creare contatti e il mantenimento delle relazioni”.

“Con i social, invece, c’è il rischio di una dipendenza da like – ha proseguito -, ovvero delle forme psicologiche soprattutto nelle fasce più giovani. Lo scrolling dei social è simile a quello delle slot machines. C’è però da considerare che questa situazione genererà in futuro dei lavori che ancora non conosciamo”.

E quale dovrà essere la risposta, soprattutto dal mondo giornalistico, in tutto questo scenario? “La qualità ci farà stare in piedi”, è stata la risposta corale dei relatori, i quali hanno evidenziato quanto “la qualità sia da preferire alla quantità”. Anche la formazione continua potrà essere una valida risposta a un futuro sempre più incerto.

Futuro che non dovrà essere governato dalla paura del sopravvento delle nuove tecnologie, uno dei rischi sempre più dibattuti dall’opinione pubblica: “La tecnologia ha bisogno di regole – è stata l’osservazione dei relatori – Tutto parte dalle nostre comunità: l’intelligenza non potrà cogliere le diverse sfumature di significato”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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