Si sono riuniti all’ombra del porticato del frantoio di Cavaso molti tra i 141 soci partecipanti al concorso di Tapa Olearia, che questa mattina hanno potuto esaminare insieme il bilancio consuntivo dell’ultimo biennio: se l’annata 2019 è stata definita come “la peggiore in assoluto” con 270 quintali, quella del 2020 è stata la migliore, con temperature che hanno favorito la fioritura, arrivando fino a 9.000 quintali.
Un “sospiro di sollievo” come ha detto il presidente Lino Talamini, che permetterà al frantoio di Cavaso di sostituire il decanter e potenziare così la capacità produttiva.
Questa produttività altalenante viene ricondotta alle conseguenze dell’irregolarità del clima e la ricaduta sull’ulivo avviene soprattutto durante i periodi di fioritura tardo primaverile.
Durante la conferenza e dopo la lettura del bilancio da parte di Adriano Lorenzon, il fenomeno è stato spiegato nei dettagli dal direttore dell’Aipo (Associazione Interregionale Produttori Olivicoli) Enzo Gambin, rimarcando l’importanza di una potatura leggera per rimuovere le parti non produttive e metodi per evitare altri fenomeni dannosi, come la tignola.
La scena trevigiana dell’olio, comunque, pare risultare interessante anche per gli studi delle università all’estero, persino nei paesi dove il settore è più sviluppato.
Sono avvenute al termine della presentazione, le premiazioni del miglior olio tra i soci di Tapa Olearia, valutato da una commissione che valutava al contempo parametri scientifici e sapori: ad aggiudicarsi il primo posto sul podio è stato Stefano Bortolon, che vive a Cavaso da due anni e si è subito innamorato della coltivazione dell’ulivo con un approccio biodinamico.
I suoi 80 ulivi, alcuni dei quali sono secolari, si trovano in un piccolo appezzamento di Costalunga e hanno registrato parametri di “perfezione” pari al 98%. Subito dietro, in seconda posizione c’è Michele Callegari di Maser e in terza Innocente Giandomenico, di Montebelluna.
Presenti anche il sindaco di Cavaso Gino Rugolo il vicesindaco di Vittorio Veneto Gianluca Posocco, l’assessore Michele Cortesia e il consigliere regionale Gianpiero Possamai. Nel suo intervento il primo cittadino di Cavaso, dopo essersi complimentato con i soci, ha detto: “In futuro, bisognerà trovare nuovi strumenti per comprendere il mutamento climatico”.
“Ricordo quando a chi piantava ulivi, a Vittorio Veneto, si dava del folle – ha affermato Posocco – e invece proprio quest’anno la nostra città è diventata Città dell’Olio. Per quanto riguarda il frantoio di Vittorio Veneto, tenteremo di trovargli uno spazio più ampio, in modo che l’attività possa crescere ancora”.
In provincia di Treviso sono 12 le città ad aver conquistato questo titolo, oltre a Susegana, che ha da poco fatto richiesta per ottenerlo: un numero record che richiederebbe di venire valorizzato anche attraverso il vettore turistico.
E su questo si sta lavorando attivamente con il progetto della Strada dell’Olio, ispirata alla corrispondente “del Vino”: “La valutazione di un progetto avvalorante come questo non spetta alle amministrazioni: la ricchezza dovrebbe essere trasmessa ai turisti anche dagli stessi produttori” ha affermato l’assessore Michele Cortesia, che vede nel progetto grandi potenzialità per la Valcavasia e per il suo futuro.
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