Nessuno avrebbe mai pensato che a Roma esistesse un esemplare “gemello” della Sala comitale degli Stemmi del Castello di San Martino di Vittorio Veneto. E invece al terzo piano del Palazzo Apostolico, nella Città del Vaticano la Loggetta del cardinal Bibbiena presenta numerose analogie con quello che è considerato il “cuore” della residenza vescovile vittoriese.
Il particolare davvero interessante e poco conosciuto ai più è emerso come preziosa novità nel corso dell’inaugurazione ufficiale dei restauri della Sala, tenutasi nel tardo pomeriggio di ieri, venerdì 21 giugno.
A coordinare l’evento don Mirco Miotto, incaricato diocesano dell’Ufficio per l’Arte Sacra e i Beni culturali Ecclesiastici, che ha ricordato la storia della sala comitale: ambiente esistente, come sala del trono, già nel castello medievale – lo testimonia lo stemma dei Da Carrara risalente al 300 – e che poi a fine 500 venne ristrutturato per volontà del vescovo veneziano Marcantonio Mocenigo.
Risale a quell’epoca – al 1585 nello specifico – la realizzazione della volta a botte con grottesche, secondo la tendenza artistica del tempo di recuperare lo stile classico, ad opera di un autore che rimane sconosciuto, forse il Pozzoserrato. Il grande salone rettangolare divenne quindi sala d’armi e solo nel 1942 iniziò ad essere chiamato “salone degli stemmi”, a seguito della decisione del vescovo Beccegato di riprodurre gli stemmi dei vescovi di Ceneda dall’inizio della storia della diocesi fino al ‘600, mentre gli stemmi dei vescovi degli anni successivi si trovano nel salone del vescovado e nell’atrio della cappella di San Martino.
Era presente alla cerimonia il vescovo di Vittorio Veneto monsignor Corrado Pizziolo, in una sala gremita di rappresentanti delle istituzioni vittoriesi, di realtà ecclesiali e civili anche delle diocesi vicine. L’evento è stato impreziosito dalle esecuzioni musicali di famosi autori di scuola veneziana per fiati, liuto e arpa con la maestra Tullia Larese.
È intervenuta Paola Brunello, docente di Lettere a Belluno e componente della commissione scientifica dell’Istituto Beato Toniolo, che ha tracciato un panorama ricco e articolato della vicenda rinascimentale in Italia e nel Veneto dal punto di vista culturale, artistico e letterario, facendo riferimento anche ai personaggi illustri che frequentarono gli ambienti del Castello di San Martino in quel periodo.
A seguire, Cristina Falsarella, direttrice dell’Ufficio diocesano per l’Arte Sacra e i Beni culturali Ecclesiastici e pure componente della commissione scientifica IBT, ha descritto le affascinanti “grottesche” – decorazioni parietali scoperte per la prima volta nei resti sotterranei della Domus Aurea di Nerone – della volta della sala, e messo in evidenza come i lavori di restauro abbiano contribuito a salvaguardarne la straordinaria bellezza e originalità. Ed era stata proprio Falsarella a porre l’analogia tra la Loggetta del cardinal Bibbiena in Vaticano e la stessa Sala comitale restaurata del castello vescovile vittoriese.
Andrea Sossai, della ditta Diemmeci, ha quindi proposto un resoconto completo sull’opera certosina compiuta, in particolare negli ultimi quattro mesi, per risanare le pareti aggredite di problemi di umidità e di tenuta e per far ritornare all’antico splendore la volta e le grottesche.
A chiudere il programma, l’intervento del vescovo monsignor Pizziolo, che si è complimentato per i lavori eseguiti e si è soffermato, per parte sua, sul valore storico ed ecclesiale e il significato profondo degli stemmi episcopali dipinti sulle pareti.
Don Miotto ha rivolto alla fine un ringraziamento speciale a Banca Prealpi SanBiagio, che ha garantito la copertura di gran parte della spesa necessaria per il restauro, “manifestando così come istituto cooperativo un’ulteriore prova della sua sensibilità concreta per la salvaguardia e il recupero dello straordinario patrimonio artistico del territorio”.
Speciale riconoscenza è stata espressa da Jane Uliana, direttrice della Casa di Spiritualità e Cultura “San Martino di Tours”, a tutti coloro che hanno collaborato e garantito così l’ottima riuscita del restauro e dell’evento.
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