Sta facendo ancora discutere, anche a livello nazionale, il caso del Monastero dei Santi Gervasio e Protasio di San Giacomo di Veglia, a Vittorio Veneto, commissariato con l’arrivo di una nuova abbadessa al posto di madre Aline Pereira Ghammachi.
Un fatto avvenuto a seguito di continue tensioni interne trascinatesi nel tempo, che avevano portato alcune suore di clausura alla recente scelta di allontanarsi volontariamente dagli spazi del monastero, proprio a causa dei problemi sorti negli anni.
Su quanto avvenuto, la Diocesi aveva già avuto modo di chiarire che non rientra nelle proprie competenze un intervento diretto in questioni interne a una comunità monastica.
Osserva dall’esterno quanto accade anche l’amministrazione comunale: “Noi siamo rispettosi delle scelte e delle valutazioni fatte dall’Ordine religioso – la premessa della sindaca Mirella Balliana -. Non entriamo nel merito della questione. Certo è che, come è sempre stato detto, il monastero secondo noi è un’entità che, nonostante sia di clausura, ha dimostrato sempre una certa empatia con il territorio, con il quale ha tessuto delle relazioni – ha proseguito -. Il monastero ha fatto delle missioni di carità per i bisognosi e partecipato a progetti a livello sociale e, sotto quest’ottica, abbiamo valutato positivamente il percorso portato avanti”.
Nel frattempo, il gruppetto delle monache cosiddette “ribelli”, inclusa Madre Aline, ha trovato rifugio in una villa ottocentesca con giardino, messa a disposizione da un anonimo imprenditore in zona San Vendemiano, quindi a una manciata di chilometri da San Giacomo di Veglia.
Al momento mancherebbero ancora degli elementi di arredo, mentre altri beni di prima necessità sarebbero state donate da benefattori.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata