Vittorio Veneto, aggrediti dai tifosi un papà e la figlia 13enne: “Ora abbiamo paura”

Dopo un 25 aprile trascorso con la famiglia al mare, il signor Hassan, 43enne di origine marocchina, si stava dirigendo verso il vicino supermercato in bicicletta con la figlia 13enne, per acquistare il necessario per la gita che attendeva l’indomani la sorella più piccola.

Era appena uscito dalla sua abitazione in via Buonarroti (nella foto), nei pressi dello stadio di Vittorio Veneto, quando la sua maglia del Real Madrid ha attirato l’attenzione di alcuni tifosi del Treviso Calcio: erano da poco passate le 18 e la partita che si era disputata quel giorno contro il Vittorio Veneto si era conclusa.

“Uno di loro ha iniziato a insultarmi – racconta Hassan – ma ho fatto finta di niente, poi è arrivata una seconda e una terza persona che mi hanno lanciato parole tipo ‘negro’ e ‘sporco’. Erano visibilmente ubriachi e avevano dei bicchieri in mano: poco dopo ci hanno assalito”.

“Il pensiero era per mia figlia – ha continuato Hassan – e d’impulso l’ho portata di corsa nell’androne di un condominio vicino: ho pensato a rifugiarci nella prima porta aperta, ma non è bastato. Se prima erano in tre, successivamente un gruppo di 20 persone si è scagliato contro la porta del condominio, sfondandola. In quel momento, facendo scudo a mia figlia, ho pensato: ‘E’ finita’. Hanno iniziato a lanciarci contro dei vasi e mia figlia ne ha schivato uno”.

“Fortunatamente – ha spiegato il 43enne – un ragazzo di 22 anni e suo padre, che abitano nella palazzina, attirati dalle nostre urla, sono scesi ad aiutarci e hanno chiamato i Carabinieri, anche se il ragazzo stesso è stato addirittura schiaffeggiato dalla moglie di uno dei nostri aggressori. Sentendo la chiamata in corso ai Carabinieri, i tifosi sono usciti dall’androne e si sono diretti verso il pullman parcheggiato poco lontano: l’autista aveva già messo in moto il mezzo”.

“I Carabinieri hanno bloccato il pullman in partenza – ha continuato a raccontare la vittima – ma i tifosi non hanno dimostrato timore neppure di fronte alle forze dell’ordine e indirizzavano gesti del taglio della gola al nostro soccorritore. Abbiamo sporto denuncia e domani alle 11 ho appuntamento in Questura a Treviso per esporre i fatti e fare il riconoscimento fotografico degli aggressori”.

“A mia figlia hanno dato due giorni di prognosi per la paura – ha concluso Hassan – e da quel giorno ha timore di andare a scuola. Mia moglie, ancora spaventata, sussulta appena sente una voce provenire dalla strada. Per quanto mi riguarda, porto ancora i segni dei graffi ricevuti sul collo e la testa, mentre i medici mi hanno dato sette giorni di prognosi per una costola sul lato sinistro che mi fa male. Sono 13 anni che vivo in questa zona che è sempre stata tranquilla e non nascondo che ho paura di qualche ritorsione”.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpenews.it).
(Foto: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
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