La procura aveva chiesto oltre 17 anni di condanne per una famiglia di nomadi, finiti a processo per una serie di furti commessi dal febbraio al marzo 2016 tra Vittorio Veneto, Miane, Cappella Maggiore e Farra di Soligo.
Ma alla fine, quasi per tutti è arrivata l’assoluzione. Alla sbarra erano finiti M.O. 43 anni, il cognato V.L. 53 anni e le figlie di 33 anni e 29 anni oltre al nipote di 23 (difesi dagli avvocati Andrea Zambon, Marco Furlan e Francesco Murgia).
Erano accusati di aver messo a segno e tentato alcuni furti in abitazione. In particolare O.L. era accusata di essersi introdotta il 12 marzo 2016 insieme a V.L. e a una persona non identificata, nell’abitazione di una pensionata di 86 anni a Vittorio Veneto.
Si era presentata come un’infermiera dell’ospedale di Costa, riuscendo così a farsi accogliere in casa e di averla distratta mentre i complici entravano nella stanza da letta e rubavano gioielli e contanti.
Altri furti di gioielli e carte bancomat, erano stati messi a segno o tentati a Farra di Soligo, Miane e Cappella Maggiore. Il gruppo di nomadi era stato sorpreso dai carabinieri durante un posto di blocco.
Erano a bordo di un’auto e alla vista dei militari avevano cercato di liberarsi di piedi di porco e refurtiva. Al termine del processo il pubblico ministero ha espresso le richieste di condanna: 5 anni e 6 mesi per V.L., 4 anni e 6 mesi per M.O., 3 anni e 2 mesi per S.L., 4 anni e 8 mesi per O.L.
Ma il giudice ha assolto tutti gli imputati, eccetto Elisabet condannata a 1 anno per un solo capo d’imputazione, il furto di una carta Postamat.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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