La procura ha chiuso le indagini sull’omicidio di Paolo Vaj. Per la compagna Patrizia Armellin e l’amica Angelica Cormaci si profila il processo per omicidio volontario premeditato e aggravato dalla minorata difesa della vittima, dal rapporto affettivo e di convivenza e dal fatto che è stato compiuto di notte.
Secondo il sostituto procuratore Davide Romanelli non ci sono dubbi sulla colpevolezza delle due donne che, difese dagli avvocati Marina Manfredi e Stefania Giribaldi, sono accusate di aver ucciso il 57enne compagno di Patrizia, la notte del 18 luglio nella casa di via Cal dei Romani a Vittorio Veneto. Patrizia e Angelica hanno sempre dichiarato di aver agito per “legittima difesa”, perché Vaj sarebbe stato violento e avrebbe picchiato ripetutamente la compagna.
Una versione che, durante le indagini preliminari non ha però trovato riscontro. Anche l’incidente probatorio, effettuato per accertare sul corpo delle due donne la presenza dei segni dei presunti maltrattamenti, aveva dato esito negativo.
Patrizia e Angelica vivono un legame morboso, tanto che la 24enne chiama Patrizia mamma e ha più volte dichiarato: “Paolo era cattivo. L’ho ucciso perché picchiava Mamy”.
Un delitto maturato in un contesto degradato. I tre vivevano insieme, tra tensioni e liti, condividendo la passione per i giochi di ruolo. In particolare “Social Life” dove interagivano in maniera continua, talmente immedesimati da confondere la realtà con il mondo virtuale.
Un rapporto nel quale la figura di Paolo sarebbe diventata scomoda. Secondo la procura, infatti, il suo omicidio sarebbe stato premeditato come confermerebbero alcuni messaggi che le due donne si sono scambiate. Poco prima del delitto, Angelica aveva scritto all’amica: “Quello lo voglio morto”.
Per questo quella notte, al culmine dell’ennesima lite, lo avrebbero aggredito. L’uomo, che aveva bevuto molto e non era in grado di difendersi, sarebbe stato bloccato sul divano e le due donne sarebbero salite su di lui fino a provocare lo schiacciamento toracico che lo ha ucciso.
Resta da chiarire il movente del delitto, che potrebbe essere anche di natura economica visto che Vaj, aveva sottoscritto a favore della compagna alcune polizze vita del valore di 400 mila euro.
A Patrizia Armellin, il magistrato contesta anche l’estorsione nei confronti dell’ex marito che vive ad Ancona. Un’indagine parallela scattata quando nella casa del delitto era stata trovata una somma di denaro in contanti.
Secondo la procura, la 54enne avrebbe minacciato il marito: “Se non mi dai i soldi ti butto giù dalle scale”. A conferma delle minacce ci sarebbero alcuni messaggi che secondo l’accusa proverebbero l’intento estorsivo.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: web).
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