Riceviamo da Marco Dus (nella foto), capogruppo del Partito democratico nel consiglio comunale di Vittorio Veneto, questo intervento in risposta alle dichiarazioni del consigliere di minoranza leghista Gianantonio Da Re sul mancato ricorso al Tar per il Fondo di solidarietà, e pubblichiamo.
Fossi in Da Re sarei estremamente più cauto. Illudere i cittadini che ci siano dei tesori a Roma e sia semplicemente sufficiente fare causa per averli credo che sia un atto irresponsabile, anche se nell’immediato può avere qualche tornaconto elettorale. Ma non siamo in perenne campagna elettorale. Se ci sono problemi a formare il Governo a Roma non si devono sfogare le ansie a Vittorio Veneto.
In materia amministrativa fiscale non mi pare che i suoi trascorsi e quelli della Lega, ma anche il suo presente, siano stati così brillanti. Cito solo tre esempi che hanno interessato scelte amministrative/fiscali, quantomeno opinabili: l’amministrazione di Vittorio Veneto finirà di pagare il mutuo (1 milione di euro) per l’acquisto della Mafil avvenuto nel 2006 solo nel 2026, e quel che è peggio è che è stata messa in vendita l’anno seguente; i derivati stanno dissanguando e ingessando la programmazione, anche ordinaria, della città, un’operazione fiscale/amministrativa che prevede un’uscita dalle casse comunali di 920 mila euro per il 2018, 1 milione 180 mila euro per il 2019 e 1 milione 284 mila per il 2020 e via crescendo fino al 2024, con 1 milione 728 mila euro; infine il caso Asco, dove Da Re si è sempre comportato come deus assoluto dettando la linea a tutti i Comuni. Si è visto poi com’è finita, male.
L’argomento citato Da Re è assolutamente complesso, fosse stato semplice tutti i Comuni Veneti si sarebbero fiondati nel tentare di recuperare il mal tolto. O quantomeno quelli governati “indirettamente” da Da Re e dalla sua Lega – visto che questa sembra la sua linea indiscutibile.
Invece non è così: come mai Da Re non se la prende con i Comuni leghisti che non hanno fatto ricorso? La verità è che poiché l’importo del Fondo di solidarietà è quello, ed è immodificabile, se si dà di più ad alcuni va tolto agli altri.
Ora secondo voi, se mai si cercherà di dare seguito a tale sentenza (tutto da verificare), gli altri 7.910 Comuni d’Italia non faranno a loro volta ricorso? Il problema c’è e siamo tutti d’accordo che esista, infatti, già nel 2014 molti sindaci, tra cui Manildo e non Bitonci, si erano rivolti al governatore Zaia perché si facesse portavoce con il Governo della richiesta di rivedere questo meccanismo, modificando la legge che lo istituiva, perché iniqua e troppo gravosa per alcuni Comuni.
In effetti nel 2015 la norma è stata parzialmente modificata (si è aumentata la percentuale del fondo che viene redistribuita sulla base dei costi standard anziché dei costi storici, per agevolare maggiormente i Comuni più virtuosi a discapito di quelli meno virtuosi). Ma non è sufficiente, non è stato risolto alla fonte il problema, e come spesso accade in Italia, gli unici sicuri di guadagnarci sono gli studi legali che vengono consultati per difendere i Comuni.
Seguendo la “logica” di Da Re si ottiene solo una vittoria di Pirro, ma i soldi non si vedono, per il momento. La battaglia vera è la revisione della norma non la guerra dei poveri tra i Comuni. Noi siamo in costante coordinamento anche attraverso l’associazione Comuni della Marca Trevigiana che sta coordinando anche questo tipo di operazione.
Ormai si è innescato un meccanismo di ricorso annuale, vedremo a breve quali sono i nuovi sviluppi, so che l’assessore Giovanni Napol e il sindaco stanno cercando di valutare il ricorso che anche quest’anno è stato proposto, ma che comunque costa sostenere.
Marco Dus
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