Vittorio Veneto, il Centro antiviolenza avvia una collaborazione speciale con le Forze dell’ordine

Di fronte ad una donna che denuncia situazioni di abuso è fondamentale distinguere subito il “conflitto” e le dinamiche di litigiosità dalla “violenza domestica” vera e propria che va invece immediatamente riconosciuta ed affrontata come tale.

Questo è il messaggio emerso dal seminario destinato agli operatori delle Forze dell’Ordine, organizzato dal centro anti violenza del Comune di Vittorio Veneto, che si è tenuto nella prestigiosa aula civica del Museo della Battaglia. Vi hanno preso parte donne e uomini della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Polizia Locale.
“Con questa iniziativa – commenta l’assessore al sociale Antonella Caldart (nella foto) – il nostro centro antiviolenza ha dato inizio ad una importante collaborazione con le Forze dell’Ordine, collaborazione necessaria per affrontare un tema tanto delicato e dalle mille sfaccettature ed implicazioni, qual è la violenza sulla donna. Credo che sia stato un passo concreto nella costruzione di relazioni di conoscenza e fiducia reciproche atte ad ottenere lo stesso risultato: prevenire, curare, sostenere”.

Ida Grimaldi, avvocato cassazionista del Foro di Vicenza ha sottolineato il fatto che, ancora oggi, di fronte agli episodi di violenza “La maggior parte delle donne italiane dichiara di non sentirsi protetta né dalla legge né dalle forze dell’ordine e quindi preferisce tacere”.

Il ripetersi di fatti di cronaca drammatici e la recente introduzione del cosiddetto ‘’Codice Rosso’’ mantengono comunque il tema al centro dell’attenzione dei media.

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L’introduzione del “Codice Rosso” è stata giudicata positivamente dai molti operatori di polizia presenti in sala. Perché allora questa importante novità legislativa è stata oggetto di dibattito anche in seno al Consiglio Superiore della Magistratura?

Di fatto – spiega Grimaldi – con la nuova legge, tutto può diventare codice rosso: si ridurrebbe insomma la possibilità da parte del Pubblico Ministero di distinguere quali sono i casi effettivamente rilevanti e quali no. C’è inoltre il rischio di compromettere l’indagine perché le vittime non sempre, senza prima aver ricevuto un adeguato sostegno, sono disposte a riferire al magistrato le loro vicende drammatiche”.

Compreso il fatto che denuncino e poi, tornate a casa, di fronte alle scuse del compagno, ritrattino perdendo credibilità.

Come spiega la dr.ssa Maria Quadri, psicologa e psicoterapeuta, le donne vittime di violenza “nonostante livelli di istruzione anche alti, non sono in grado di esporre chiaramente e lucidamente la situazione che vivono. Non sembrano avere la forza necessaria a difendersi. Spesso questa condizione le fa passare per soggetti non attendibili ed è una difficoltà che rilevano anche gli psicologi e non solo gli operatori delle forze dell’ordine. Il grande valore dei Centri Anti Violenza sta proprio nel riuscire a far compiere loro i passi necessari a valorizzare le proprie competenze e a riprendere in mano se stesse e la loro genitorialità”.

(Fonte e foto: Comune di Vittorio Veneto).
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