Patrizia Armellin e Angelica Cormaci sono colpevoli dell’omicidio di Paolo Vaj, il 56enne ucciso la notte del 18 luglio 2019 nella casa di via Cal dei Romani a Borgo Olarigo di Vittorio Veneto.
A stabilirlo, dopo due ore e mezzo di camera di consiglio, è stata la Corte d’Assise del Tribunale di Treviso, che ha condannato la 57enne a 24 anni di reclusione e l’amica 27enne a 16 anni.
Il pubblico ministero Davide Romanelli aveva chiesto una condanna all’ergastolo per Armellin e a 14 anni per Cormaci. Ma i giudici della corte hanno riconosciuto alla vittoriese le circostanze attenuanti equivalenti alle aggravanti, mentre per l’amica hanno stabilito la prevalenza delle attenuanti sulle aggravanti.
I giudici hanno condannato le due imputate anche a una provvisionale di 50 mila euro a favore della parte civile Roberta Bencini, la moglie di Paolo Vaj (il risarcimento sarà stabilito in un apposito giudizio civile), all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al pagamento delle spese legali.
Una sentenza che, secondo la difesa, lascia uno spiraglio per l’appello: “E’ indubbio che la corte non ha accolto le richieste della procura e non ha condannato Armellin all’ergastolo.
Questo significa che ha avuto dei dubbi – spiega l’avvocato Marina Manfredi, legale della 57enne -. Approfondiremo con le motivazioni e faremo ricorso in appello”.
Le due imputate erano in aula al momento della lettura del dispositivo: “Erano preparate anche a una sentenza negativa – commenta l’avvocato Stefania Giribaldi, legale di Cormaci -. Ma hanno fiducia nella giustizia e confidano nell’appello”.
Una sentenza che rende giustizia alla vittima, secondo l’avvocato Nicodemo Gentile, legale di parte civile: “Questa sentenza riconosce la validità dell’ipotesi accusatoria sostenuta dalla procura e da noi sempre condivisa – commenta -. Il percorso giudiziario è ancora lungo ma ciò che emerge con queste condanne è che c’è stata una vicenda molto crudele. Non giudichiamo la decisione della corte di non condannare all’ergastolo, perché le sentenze si rispettano sempre e perché quello che ci interessa non è la vendetta ma che Paolo abbia giustizia”.
Disattesa la richiesta di ergastolo, la Procura, lette le motivazioni, potrebbe ricorrere in appello sulla decisione della corte di non riconoscere la prevalenza delle aggravanti sulle attenuanti per Patrizia Armellin. Condizione che avrebbe consentito una pena più pesante.
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