Chi transita per piazza Fiume a San Giacomo di Veglia non può non accorgersi di una novità: da alcune settimane è in corso l’intervento di restauro delle facciate dell’antico monastero cistercense, un’opera considerevole che ha l’obiettivo di dare nuova veste e nuova luce all’immagine complessiva della sede monastica.
Il progetto risale all’estate scorsa, ma l’intervento concreto è iniziato alla fine di novembre. A causa delle condizioni meteorologiche avverse i lavori sono stati sospesi per alcuni giorni, ed ora si registra anche una pausa per le festività natalizie. L’intervento completo, comunque, dovrebbe essere ultimato entro i primi mesi del 2022.
“I lavori si sono resi necessari da tempo a causa delle problematiche di umidità e scrostamento della parte esterna della struttura – spiega l’abbadessa suor Aline Pereira Ghammachi – e per questo scopo abbiamo potuto usufruire delle nuove opportunità offerte per il restauro in campo edilizio a livello nazionale”.
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Il monastero di San Giacomo di Veglia è un punto di riferimento per la diocesi vittoriese da moltissimo tempo, una realtà stimata per la profonda vita spirituale che caratterizza la comunità religiosa e per lo speciale legame di affetto che unisce le consacrate ai residenti, e non solo. Il 15 giugno 1985 questa sede monastica fu la prima tappa della storica visita pastorale a Vittorio Veneto di Papa Giovanni Paolo II, che nelle foto di quell’evento appariva accanto al compianto vescovo Eugenio Ravignani e a suor Maria Rosaria Saccol, abbadessa per oltre mezzo secolo scomparsa nelle scorse settimane (qui l’articolo), che con il suo carisma, spirito di aiuto per tutti e senso materno verso le consorelle ha lasciato una traccia indelebile di fede e umanità.
Nell’agenda del monastero dei santi Gervasio e Protasio c’è ora un altro importante lavoro, che testimonia la volontà delle suore di inserirsi sempre di più nel tessuto comunitario ecclesiale e civile della diocesi: “Abbiamo intenzione di ristrutturare la nostra chiesa, abbattendo la parete che separa la nostra assemblea dalla riunione dei fedeli che partecipano alle funzioni religiose – afferma ancora suor Aline – e al suo posto porremo una grata più leggera. E tutto questo per un maggiore coinvolgimento e una più salda unione tra la comunità laicale e quella nostra monacale, che vuole sempre più manifestare attenzione e apertura al mondo”. Ancora difficili da stabilire, però, i tempi per l’esecuzione dell’opera: “Il progetto non è ancora definitivo, neanche sulla carta – conclude l’abbadessa – ma speriamo che il tutto si possa realizzare entro la fine del 2022”.
La novità è importante e significativa, e si inserisce in un ampio programma di aggiornamento portato avanti dalle monache di San Giacomo di Veglia negli ultimi tempi. Pochi anni fa, in occasione dell’elezione dell’attuale abbadessa madre Aline, il monastero aveva dovuto rivolgere al Vaticano la richiesta di dispensa perché la religiosa brasiliana aveva un’età inferiore (34 anni) a quella richiesta (40) per poter assumere questo ruolo. Nel 2018, in un servizio della Rai del Veneto, proprio la giovane superiora madre Aline, laureata in economia e commercio e con un passato lavorativo nel mondo della comunicazione, aveva sottolineato che le religiose volevano rendersi protagoniste di percorsi di accoglienza e di apertura al mondo attraverso gesti e scelte di innovazione.
(Foto: Facebook Monastero cistercense dei Santi Gervasio e Protasio-Linea e Qdpnews.it)
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