La missione per ogni cristiano è: “vincere il male con il benedire”, come insegna San Paolo nella lettera ai Corinzi. É questo il cuore del messaggio e dell’invito rivolto a tutti i fedeli presenti e non, che si è levato durante la Veglia di Pentecoste, vissuta nella cattedrale di Vittorio Veneto, lo scorso sabato sera. Il momento diocesano di preghiera solenne, ben riassunto nel titolo “Benedetti, benediciamo”, è stato presieduto dal vescovo, monsignor Corrado Pizziolo e organizzato dalla Consulta delle Aggregazioni Laicali, presieduta da Gian Luigi Maneghetti.
La Veglia è iniziata con la lettura alternata di notizie buone e cattive, nazionali e locali, riassunte con i titoli usati dai mezzi di comunicazione sociale. Per raccontare come anche nel mondo moderno vi sia una convivenza fra frutti cattivi, come la rabbia, e frutti buoni, come aiutare le persone che sono più fragili o vivono nelle difficoltà. In un crescendo successivo è stato possibile interiorizzare come sia Dio stesso, fonte eterno d’amore, a benedire ciascuno. Così da far riscoprire Cristo unica via di salvezza, solidare con tutti gli uomini, nonché la dignità di essere figli di un tenero Padre.
Figli che a loro volta sanno diffondere tale benedizione, resistendo alla tentazione di correre dietro a falsi messianismi e ai falsi miti, quali il potere, l’avere, l’apparire. Falsi miraggi che una volta evaporati lasciano spazio a delusione, a tristezza e a depressione. E’ stato un viaggio spirituale intessuto con la lettura meditata del salmo 62, di alcuni brani tratti dai Vangeli e dalle lettere di San Paolo, agli Efesini, ai Galati e ai Romani, dalle riflessioni esposte dal vicario diocesano, don Martino Zagonel (assistente spirituale della Consulta), da spazi animati dal coro di Pentecoste, diretto da Francesca Giacomini e da minuti di meditazione personale. In uno di questi, appena prima dell’intervento del presule della cattedra di San Tiziano, i presenti sono stati invitati a scambiarsi l’un l’altro, con i vicini di banco, una parola, un concetto, una frase, che aveva riecheggiato nel loro animo e che si sarebbero portati nel cuore per rinnovare la propria vita spirituale.
Il vescovo Pizziolo ha ulteriormente approfondito il tema della benedizione. É piaciuto che abbia ricordato come il beato Giuseppe Toniolo, una volta padre, usasse benedire i propri figli, per poi invitare alcuni laici ad andare da lui a ricevere la sua benedizione esortandoli poi a ridiscendere fra i banchi, per fare lo stesso con gli altri presenti. La missione per tutti gli intervenuti è stata di far proprio questo modo di operare e di proseguire a benedirsi l’uno l’altro anche fuori dal tempio, nella vita quotidiana, in famiglia, nel lavoro, nella vita civile e sociale. Una bella sfida per andare contro corrente e per essere più autentici testimoni di Cristo.
(Fonte e foto: Loris Robassa © Qdpnews.it).
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