Ennesimo brutto esempio di atti vandalici in una delle zone della città, la chiesetta di San Gottardo, da sempre nel mirino di malintenzionati.
E così è stato anche la notte di Capodanno, dove la zona rossa del Comune non ha impedito ad alcuni personaggi “frustrati” come li ha definiti Michele Bastanzetti di Società, Ambiente e Cultura, che ha denunciato il fatto, di esagerare con la mancanza di senso civico.
“Il risultato – commenta Bastanzetti – è stato il lascito sul posto di tappeto di rifiuti, scaraventati anche lungo la scarpata, cicche a volontà, tentativi di effrazione della porta (già riuscita un paio di anni fa) e nuovi ‘graffiti’ sui muri”.
Tra l’altro i muri della chiesetta che ormai sono stati ridipinti un’infinità di volte dai volontari, anche dall’ex presidente del consiglio comunale Silvano Tocchet.
“È un continuo e lento martirio per San Gottardo, luogo iconico che sovrasta la stazione ferroviaria e il centro di Vittorio. – continua Bastanzetti – I soliti frustrati in cerca di luoghi appartati per esprimere il loro modo di intendere il proprio modo di stare al mondo, hanno pensato bene di darsi appuntamento lì, la sera dell’ultimo dell’ anno”.
Da molti anni si susseguono le richieste di intervento, al Comune ed alla Curia per tentare di salvare, o meglio salvaguardare la chiesetta che per i vittoriesi è davvero una testimonianza identitaria.
“A livello ufficiale nulla si è mai mosso. – denuncia il portavoce del Sac – Tranne qualche volontario che periodicamente corre a coprire almeno le scritte più indecenti, incluse bestemmie e oscenità”.
Si chiede in particolare il disboscamento della rocchetta su cui sorge la chiesa. Questo la renderebbe visibile e sorvegliabile, dalla stazione, dal centro città e dai vicini condomini.
C’è da dire che fino a una ventina d’anni fa la chiesetta era pure illuminata di notte con un faro, tolto e mai più rimesso quando si fece la passerella del sistema “Visitando”.
“Se Comune e Curia continueranno a disinteressarsi – conclude Bastanzetti – tanto vale svuotare la chiesa degli arredi ancora contenuti, sconsacrarla ed abbandonarla a se stessa. Non sarebbe il primo esempio di rinuncia al patrimonio della religiosità popolare: San Rocco, San Mamante, San Paolo, Sant’Antonio sul Montesel, San Zuane… Anche questo un segno non solo di scristianizzazione ma di perdità di rispetto verso la nostra storia”.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: Michele Bastanzetti).
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