Natalia, ex insegnante ucraina a Vittorio Veneto con il cuore in gola per la sua patria: “Putin deve tornare a casa, nel mio Paese magari poveri ma liberi”

“Putin se ne stia a casa sua. L’Ucraina deve essere libera, e lo dico con la consapevolezza di chi ha vissuto in quel posto prima dell’indipendenza, abbiamo passato tempi duri”.

Natalia, ucraina di una città vicino a Kiev, 57 anni, ex insegnante, è a Vittorio Veneto da 4 anni dove lavora in una azienda a conduzione famigliare del vittoriese, e sta seguendo con il cuore in gola quanto avviene al suo Paese: lì ha lasciato la sua famiglia quando dopo 32 anni di insegnamento di russo e poi ucraino in una scuola superiore, è andata in pensione con l’equivalente degli attuali 70 euro.

Poco, pochissimo, al punto che ha deciso di venire in Italia dove ha trovato un’aria più libera e dove con il suo stipendio è riuscita finora ad aiutare la sua famiglia.

Hanno bloccato tutto – dice con le lacrime agli occhi – , è tutto chiuso, e non posso fare nulla per loro, nemmeno un aiuto economico. Mia figlia mi ha telefonato questa mattina presto dicendo che a Kiev sono stati svegliati dai bombardamenti a pochi chilometri di distanza“.

Non sa quando potrà rivedere la figlia, primario in un reparto ospedaliero della sua città, e nemmeno la nipote quindicenne, studentessa, e neppure la mamma e il fratello: “Non possono muoversi, perché come medico deve essere a disposizione in ospedale, hanno bisogno e vivono ora nella paura perché stanno bombardando a tre chilometri di distanza, e stanno combattendo. Va male, malissimo“.

Natalia ha parlato con la figlia ad ogni ora comunque, ma la situazione sta peggiorando: “Mi dice che non hanno visto ancora militari, ma i rumori che arrivano in centro città, ma in altri paesi e cittadine vicino ci sono state molte bombe. Ho pianto tutto il giorno sono in ansia. Io non posso fare nulla per la mia famiglia perché hanno bloccato tutto“.

A Kiev comunque, non pensano che si risolva presto: “Non penso – osserva Natalia – tutto il mondo ha parlato con Putin per evitare che la crisi degenerasse nella guerra, ma se ne è fregato. Io credo che lui voglia andare avanti, ma noi non lo vogliamo, anche poveri ma liberi in Ucraina, è questo che il mio popolo vuole”.

(Foto: Facebook Luca Zaia).
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