Ancora un rinvio per l’area Borca. Dopo quattro ore di dibattito, pochi minuti dopo le 23 di ieri sera, mercoledì, il consiglio comunale ha votato a larga maggioranza (unici astenuti il sindaco Antonio Miatto e il consigliere leghista Maurizio Gomiero) il rinvio della trattazione del punto e quindi del riconoscimento di area urbana degradata per il sito, dando mandato al sindaco di interfacciarsi con la proprietà dell’area per rivalutare la proposta fatta dai privati alla luce del confronto emerso in aula ieri sera.
In pratica, sia le minoranze sia alcuni esponenti di maggioranza, tra cui il capogruppo leghista Mario Rosset e il consigliere ed ex sindaco Gianantonio Da Re, hanno sostenuto che a fronte della possibile edificazione di 5mila metri cubi il beneficio pubblico – che si tradurrà da parte del privato nella realizzazione di una piastra polivalente ad uso parcheggio dal valore di circa 221mila euro – è da ritenersi non sufficiente visto il valore ambientale e paesaggistico di quell’area.
Lungo e dettagliato l’intervento tecnico del dirigente comunale ingegner Alessandra Curti, che ha ripercorso tutte le fasi di questo tema, dalla richiesta di riconoscimento di ambito urbano degradato depositata dai privati il 10 agosto 2020 alla procedura, in base alla legge regionale 14/2017, di riconoscimento di tale degrado.
Secondo gli uffici, le considerazioni fatti dai tecnici della proprietà sugli aspetti di degrado edilizio e urbanistico dell’area sono accoglibili, mentre quelle di degrado sociale e ambientale sono supportate da motivazioni deboli.
Ed è proprio sul concetto di “degrado” che si è concentrata buona parte della discussione. Per molti consiglieri l’area Borca è tutto fuor che un’area degradata. Un titolo che invece meriterebbe l’area di fronte, cioè l’Italcementi.
“Sostengo che non è un’area di degrado” ha sottolineato il consigliere Giulio De Antoni (civica Dus) in un articolato intervento. Parere sostenuto pure da Mirella Balliana (Rinascita Civica) che ha ricordato come per gli immobili già nel 2010 e nel 2012 erano stati emessi dei permessi di costruzione.
“Le foto agli atti – ha testimoniato Balliana – dimostrano che quegli edifici hanno un buono stato conservativo, altro che degrado”.
Lo ha annotato anche il collega Alessandro De Bastiani: “Nella scheda dell’unità edile depositata dai tecnici dei privati si legge che il grado di conservazione è buono. Come possono chiederci il degrado?” si è chiesto evidenziando il passaggio anche sullo schermo in aula. “Si gioca tutto su una teoria del degrado” ha concluso.
Senza il riconoscimento di area degradata, la capacità edificatoria dell’area rimane a zero, come lo è ora. Un punto chiarito anche dai tecnici ieri sera.
“La Regione auspica la riduzione del consumo del suolo e noi andiamo a costruire ancora” ha osservato Rosset. “L’istanza – ha annotato Balliana – è stata presentata dallo studio D-Recta che è anche chiamato dal Comune alla redazione del Pat: è a norma? Deontologicamente non mi pare…”.
Il segretario comunale ha confermato che la cosa “non è conforme” e che la sanzione prevista in questi casi si limita ad una segnalazione all’ordine dei progettisti, in questo caso degli architetti.
Mentre il capogruppo del Pd Marco Dus ha proposto un maggior ritorno per il cittadino proponendo al sindaco di chiedere che l’area verde privata diventi ad uso pubblico, “così che tutti i cittadini possano beneficiare di questa operazione”, Da Re ha proposto un ok all’edificazione a patto che tutta l’area verde rimanente passi al Comune. In caso contrario si dirà al privato di attendere la redazione del Pat.
Una discussione lunga, articolata, dai toni pacati e dal franco confronto. Infine la proposta del consigliere Rosset di un rinvio del punto, dando mandato al sindaco di andare a trattare con la proprietà per un maggior beneficio pubblico. Una richiesta che ha trovato concorde le minoranze e quasi tutta la maggioranza. “Mi sembra una decisione saggia” ha detto il presidente del consiglio comunale Paolo Santantonio (Forza Italia).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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