Vittorio Veneto, Valerio Petterle, ex candidato sindaco del Grande Nord, ufficialmente medico necroscopo dell’Ulss 2 Marca Trevigiana

Lo faceva già da circa cinque anni, da quando aveva lasciato il reparto di Urologia per prendere il posto, piuttosto ingrato ma delicato, di medico che “i pazienti non vedono mai” (al pari con il ruolo di anatomopatologo): vale a dire il necroscopo all’obitorio degli ospedali di Vittorio Veneto e Conegliano.

Ora l’Ulss 2 ha formalizzato ufficialmente il suo ruolo e parliamo dell’ex esponente di Grande Nord, già candidato a sindaco del comune di Vittorio Veneto e consigliere regionale Valerio Petterle, medico ambientalista e a volte controcorrente.

Dell’altro ieri la comunicazione, firmata dal direttore dello Spisal Erminio Bonsembiante e dal direttore sanitario Stefano Formentini, di assegnazione del ruolo a seguito di idoneità alla mansione di medico necroscopo, da parte del collegio medico costituito allo Spisal.

Petterle, 62 anni, ora sarà assegnato alla Uoc Servizio Igiene e Sanità Pubblica prioritariamente nell’ambito territoriale del distretto dell’ex Ulss 7 Pieve di Soligo, ma anche ove si rendesse necessario anche nel restante territorio di competenza dell’Ulss 2 Marca Trevigiana.

E’ in pratica la conferma di un lavoro assolutamente delicato che Petterle già svolgeva girando per case private, obitori, case di riposo, ospizi per la prima certificazione dei decessi “particolari”, morti violente o sospette, a seguito di incidenti o altro, e naturali.

Se vogliamo un lavoro anche ingrato considerato che deve sempre confrontarsi anche con famigliari, parenti o conoscenti dei deceduti. Pesante sotto il profilo dei rapporti e stressante a livello psico-emozionale.

Tanto più in questo periodo altrettanto particolare dove le morti improvvise vengono accostate a volte alle avvenute o meno vaccinazioni per il Covid.

Petterle su questo punto ammette: “In ogni caso il mio dovere civico e morale sarà comunque il controllo del nesso di causalità tra morte improvvisa e vaccino entro i sei mesi dalla vaccinazione”.

A lui tocca comunque sempre l’esame esterno del cadavere, con la richiesta o meno dell’autopsia per stabilire la vera causa di morte, e spesso sono i famigliari delle persone morte a voler capire. Non mancano i momenti drammatici, dove il medico deve dare il massimo e fornire spiegazioni equilibrate.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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