Si riaccende il dibattito sul vigneto vicino all’asilo di San Giacomo (nella foto) dopo che il sindaco Miatto ha lasciato cadere l’opzione della convenzione per la distanza tra richieste e disponibilità dell’azienda proprietaria del terreno.
“I genitori hanno presentato richieste inaccettabili e la questione della salute dei bambini viene utilizzata dall’attuale opposizione a fini politici”. Affonda le accuse ora la proprietà e lo studio legale che la difende nella battaglia in attesa della sentenza del Tar sul ricorso presentato dalla Tenuta agricola San Martino dopo le disposizioni del comune, e alla luce della prima ordinanza cautelare dello scorso mese di giugno.
Dopo la decisione del sindaco Miatto di ritirarsi dal ruolo di mediatore, lasciato spazio alla sentenza attesa per l’inizio del prossimo anno, il capogruppo del Pd Marco Dus, che da candidato sindaco prima delle elezioni aveva seguito la faccenda, ha censurato di recente via stampa l’operato del sindaco stesso per non aver accolto le richieste dei genitori, che secondo Dus “non erano impossibili: chiedevano ad esempio che ci fosse una rete, una siepe e un telo anti-deriva a tutela della salute dei loro figli che frequentano l’asilo”.
Affermazioni che hanno fatto sobbalzare la proprietà dell’azienda e dei difensori che replicano “In realtà non erano certo questi i problemi irrisolvibili contenuti nella proposta di convenzione comunale, dal momento che, ad esempio, l’installazione di un telo-antideriva era stato espressamente proposto al Comune dalla stessa proprietà prima ancora dell’instaurazione della causa al Tar”.
La proposta è stata comunque decisamente respinta dall’allora dirigente comunale con atto dello scorso 3 maggio 2019 che è stato a sua volta impugnato al Tar.
“Il capogruppo Pd, invece, – spiegano allo studio legale – volutamente ricorda, della proposta dei genitori, solo le cose che gli conviene far emergere, mentre tace verità scomode, in quanto erano ben altre le richieste dei genitori – recapitate al Sindaco – che la proprietà non ha potuto accettare. Ad esempio, orari per certe lavorazioni (dopo le 16), modalità esecutive dei lavori, e addirittura l’obbligo di preferire, per potatura e/o vendemmia, l’impiego di “cooperative sociali”.”
Ha fatto specie nel caso anche la richiesta dell’installazione di anemometro per verificare che le operazioni fossero eseguite solo se la velocità dell’aria non fosse “superiore a 2,5/3 metri al secondo”.
“A tal proposito – sottolineano i difensori – si ricorda che, invece, il regolamento intercomunale di Polizia Rurale prescrive che non si facciano lavorazioni in presenza di “vento”: va detto, per chiarezza, che l’intensità dell’aria definita come “vento”, si misura secondo la “scala Beaufort”, la quale definisce “brezza leggera” la velocità tra sei e undici Km/h. (corrispondente alla velocità di mt. 2,5/3 al secondo, come richiesto dai genitori), mentre si considera “vento” l’aria che soffia alla velocità di 39/km orari in su”.
In attesa della risposta definitiva del Tar che andrà a sentenza dal 4 dicembre prossimo ci saranno di certo altri capitoli.
(Fonte: Fulvio Fioretti © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews).
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