Volpago del Montello ha celebrato ieri un suo uomo illustre, Island Guizzo, nato a Volpago nel 1915 e morto a Roma, dove ha vissuto gran parte della sua vita, nel 1987.
Ritrattista di personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, è definito il pittore della Dolce Vita romana. A lui il Comune ha intitolato il Centro Civico che ha preso posto nelle ex scuole, in via del Medico, con una cerimonia molto partecipata.
Al taglio del nastro c’era anche una figlia di Island, Seban Guizzo, che con molta commozione ha reciso il tricolore con il sindaco Paolo Guizzo e l’assessore alla Cultura, Giuliana Livotto (con loro anche il vicesindaco Renato Povelato e l’assessore Manuela Bertuola, e altre autorità civili e militari).
L’Island Day è poi proseguito nell’area espositiva dell’ex municipio, dove è stata allestita una mostra con suoi quadri provenienti prevalentemente da collezioni di privati locali.
Un meritato tributo al grande artista che è sepolto nel cimitero di Volpago del Montello, nella terra che ha lasciato ma che si è sempre portato nel cuore.
“Ricordo sempre mio papà, notte e giorno”, ci racconta la figlia Seban che ancora oggi vive a Roma, ma che appena può ritorna ai piedi del Montello dove c’è ancora la casa natia e dove sono rimasti molti famigliari.
Cosa ricorda del pittore Island Guizzo? “Ho davanti agli occhi le immagini di noi sull’autobus – risponde la figlia Seban – Non appena gli capitava di osservare un soggetto particolare prendeva carta e matita e ne faceva uno schizzo. Lo stesso a Treviso, di cui con la sua matita ha impresso ogni angolo suggestivo. Lo faceva con gioia, non lo potevi fermare da quell’istinto innato di esprimersi attraverso la sua arte. Soltanto la malattia lo ha fermato ed è stata una tragedia quando ha capito che non avrebbe più potuto dipingere.”
“Ero molto arrabbiata con lui quando, a 14 anni, ci ha portato via da Volpago. Amavo questo paese, avevo le mie amicizie e avevamo una bella casa molto spaziosa. Ci siamo trasferiti in un piccolo appartamento di Roma, due stanze e la cucina. Non glielo potevo perdonare, ma lui mi coinvolgeva sempre in ciò che faceva. Ero la maggiore di tre figli, a me si rivolgeva per chiedermi se mi piacesse il nuovo quadro. Per dispetto, gli rispondevo che sì era bello, ma che sarebbe venuto più bello se l’avesse fatto a Volpago. Anche io, poi, iniziai a dipingere. Mi diceva che i miei quadri gli ricordavano quelli di Ottone Rosai, famoso pittore di inizio ’900. Poi smisi, avevo perso il marito cadendo in depressione”.
Ma, come ha suggerito lo storico volpaghese Marino Parolin, “lo spirito di Island ha nuovamente bussato”, e, a 60 anni, Seban Guizzo ha ripreso in mano tavolozza e pennelli: “Mi sono iscritta a un corso di pittura della mia parrocchia a Roma – dice Seban – Ho iniziato con gli acquerelli, poi sono passata alla tecnica a olio, come il papà. Al corso l’insegnante mi ha detto che non avrebbe potuto correggermi perché quella che esprimevo nelle tele era la mia impronta. Così ho continuato e ho partecipato a qualche mostra collettiva, i miei quadri stanno piacendo”.
“Devo dire – conclude Seban Guizzo – che oggi mi mancava nuovamente tanto il Montello, questa terra e la sua gente, e i legami alle radici della mia famiglia”.
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