Selva del Montello, alla scoperta della Grotta della Madonna di Lourdes, un luogo magico realizzato dalla famiglia Gastaldo

C’è un posto “magico” alle pendici del Montello, si trova a Selva (frazione di Volpago), sconosciuto ai più ma che ha in sé un storia che val la pena di raccontare. E’ la Grotta della Madonna di Lourdes.

È stata costruita dalla famiglia Gastaldo, inaugurata nel 1907 e benedetta dal parroco nel 1908 con l’approvazione, nel 1909, da parte del vescovo di Treviso.

L’opera è stata ultimata nel 1912. La grotta artificiale è descritta nel libro-guida di Silvano Zanatta “Il Montello che non ti aspetti”. Per raggiungerla, partendo dalla chiesa di Selva del Montello, ci si deve dirigere in direzione Giavera per 600 metri, si svolta a sinistra per via Castagnè (passando davanti all’osetria Sfoggia) e si sale fino all’incrocio con via Frà Giocondo, dopo 30 metri si svolta a sinistra per via A. Gorini, la si trova dopo 200 metri sulla destra. Si trova nella zona dove anticamente sorgeva il Castello di Selva (la zona è chiamata Castear e il nome Gastaldo deriva proprio dal castello).

Fu realizzata, progettata e costruita, da un agricoltore, Giovanni Gastaldo. La realizzò, in quello che originariamente era un avvallamento, portando sul luogo diversi quintali di roccia del Montello ed è composta da una parte sotterranea, da una cupola e da un capitello. 

Ci si può entrare soltanto il giorno di Santo Stefano, il 26 dicembre, quando, unico giorno nell’anno, viene celebrata una messa al suo interno. L’altare si trova al piano terra, alto dai 3 ai 4 metri, attraverso scalini si raggiunge la grotta sottostante e, sopra la cupola esterna, domina la statua della Madonna di Lourdes.

All’interno, il 26 dicembre, si può ammirare lo stupendo presepe che nel 1946 Ernesto Gastaldo (figlio di Giovanni) commissionò al famoso artista gardenese Vittorio Monroder.
La grotta, durante la Grande Guerra, ospitò anche i trasmettitori militari e fu visitata anche da Guglielmo Marconi.

A farci da Cicerone, all’interno della grotta, il figlio di Ernesto che porta il nome del nonno, Giovanni Gastaldo, psicoterapeuta di Ponzano Veneto. Come ci racconta il nipote, l’agricoltore di Selva fu ispirato da una sua visita alle Catacombe di Roma, durante una visita a inizio del ’900 con la Fabbriceria della parrocchia di cui faceva parte.

Anche Ernesto Gastaldo ha una storia tutta da raccontare, essendo stato un luminare e un antesignano nella realizzazione di protesi, salvando la vita a diversi anziani con frattura del femore, altrimenti destinati a morire nella cosiddetta “bianca bara”.

“Papà Ernesto – racconta Giovanni Gastaldo – nel 1935 aveva già ideato delle protesi per sostituire uno o due arti, come nel caso di bambini focomelici che riuscì a consentire loro di camminare, o per  intervenire sulle fratture del femore negli anziani. Con questo scheletro esterno, dopo due o tre giorni, la persona poteva muoversi e quindi non provocare tutti quei fenomeni negativi che l’avrebbero portata alla morte”.

“Mia nonna – racconta Silvano Zanatta – abitava qui vicino alla grotta e mi portava in questo luogo quando doveva pregare mentre io giocavo”.

La grotta è anche diventata un habitat ideale per i pipistrelli, ve ne sono a centinaia. Sono stati un po’ disturbati dalle nostre luci e dalla telecamera, ma per quasi un anno intero possono regnarvi tranquillamente all’interno.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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