07/11 – Convegno sulla Piave a Belluno, le associazioni ambientaliste: “Sediamoci a un tavolo condiviso”

Il convegno sul tema “Il Piave e le sue acque: ricerca di un equilibrio tra utilizzazione, sfruttamento e qualità ambientali” tenutosi a Belluno nelle scorse settimane è stato oggetto di critiche da parte del Comitato Tutela delle Grave di Ciano.

Presenti gli stakeholder istituzionali come la Regione Veneto, ARPAV e l’Autorità di Distretto Alpi Orientali e quelli portanti interessi economici come Consorzio Piave ed ENEL GreenPower, oltre ad alcuni sindaci dell’Alto e del Basso Piave. “Sostanzialmente si sarebbe dovuto parlare di deflusso minimo vitale e deflusso ecologico – spiegano dal Comitato – in realtà buona parte del convegno è stata strutturata come argomentazione a favore della realizzazione delle casse di espansione sulle Grave di Ciano e della realizzazione di un invaso a Falzè di Piave. Ci chiediamo perché non siano stati invitati i rappresentanti del mondo della tutela ambientale e i sindaci del medio Piave. Risulta evidente il tentativo di contrapporre e fomentare il contrasto tra aree e cittadini, riproponendo una logica divisiva tra le comunità lungo il fiume, anziché di ascolto e collaborazione. Lo stesso dicasi per l’accento posto sugli interessi economici: il livello dell’acqua dei laghi di montagna nella stagione turistica del bellunese contro gli agricoltori della pianura veneta nella stagione estiva nei periodi di siccità”.

Nel corso del convegno è intervenuto anche il professor D’Alpaos, il quale ha sottolineato come sia necessario “abbandonare comportamenti che sono una inaccettabile eredità dei tempi passati” ma di fatto riproponendo il progetto attuale riguardante le casse di espansione. “Il professore è fermo sulle sue posizioni – spiega il presidente del Comitato di Tutela delle Grave, Franco Nicoletti -, ma è stata la sindaca di Musile di Piave Silvia Susanna a lasciarci senza parole. Si è rivolta all’Autorità di Distretto chiedendo di togliere il vincolo di rischio idrogeologico dai terreni del suo Comune: lo ha chiesto per poter continuare a costruire in zone a rischio di esondazione sorvolando sul fatto che è proprio dalla pianificazione e urbanizzazione scriteriata degli ultimi decenni che deriva il rischio idrogeologico per quelle zone?”.

Crocetta del Montello non ha mai concesso edificazioni nell’alveo del fiume, che pur corrisponde ad un terzo del proprio territorio comunale, per cercare di coniugare sicurezza e conservazione dell’ambiente, così come chiaramente indicato dalle Direttive europee in materia. Anche dopo questo appuntamento, visto il mancato invito, le associazioni continuano a chiedere in maniera forte e sinergica alla Regione un tavolo serio di Contratto di Fiume finalizzato ad una riqualificazione e rinaturalizzazione del fiume stesso e del suo bacino: non solo Nicoletti, ma anche Libera Benedetti, presidente del Comitato per la Tutela del Nostro Piave; Fausto Pozzobon, presidente del Circolo Legambiente Piavenire, Marisa Romeo, coordinatrice del Comitato Piave, Fiume Vivo; Adriano Ghizzo, presidente del Comitato No Diga; Gilberto Fregolent, presidente dell’Associazione Da Ponte a Ponte e Marcella Callegari, presidente di Legambiente Sernaglia della Battaglia.

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