20 miliardi del Recovery plan e 200 milioni di turisti stranieri

Asian travelers girl with medical face mask to protection the coronavirus in airport

I primi sono sulla bocca di tutti da mesi, i secondi dovranno diventare il prossimo obiettivo non appena si potrà riaprire, per il vero rilancio economico del Paese e per riportare il rapporto Debito/PIL al 100% facendo crescere il PIL.

Che valga 200 miliardi, che arrivi a 220 miliardi con i Fondi per il Sud, che si attesti a 195 miliardi, poco importa. Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza che deve essere inviato all’Europa entro questo mese di aprile viene presentato come la grande occasione di rilancio economico e sociale per il nostro Paese. Ma cos’è il testo del Recovery Plan? È il documento che descrive e presenta le azioni da realizzare per il rilancio dell’Italia. Al di là dei tecnicismi di assegnazione, delle valutazioni europee, dell’attenzione da porre alle next generation, basteranno i fondi del Recovery per un reale rilancio del nostro Paese? Personalmente ritengo di No.

Oltre il Recovery – Per quanto efficace possa essere, per quanto sostegno possa dare alla crisi economica e sociale, il rilancio dell’Italia deve partire dalla disponibilità finanziaria del Recovery, per arrivare a creare quegli investimenti “lungimiranti” che da troppo tempo la politica ha smesso di perseguire. Dietro al Recovery ci deve essere un “progetto Italia”, un’idea a lunga scadenza di ciò che dovrà diventare il nostro Paese. Siamo l’eccellenza mondiale: enogastronomica, manifatturiera, di creatività, di arte e di turismo, ma che di tutti questi fattori ne sfruttiamo una minima parte.

E allora, in un Paese in cui nessuno vuole più assumersi la responsabilità delle decisioni e delle scelte, proviamo noi a mettere nero su bianco quello che riteniamo debba essere la base da cui partire per un rilancio vero, capace di toccare la vera economia e la micro economia territoriale: rilanciare l’ingresso di capitali stranieri in Italia. È un percorso graduale: si parte dal turismo e si arriverà agli investitori finanziari. È il concetto di marketing territoriale (l’Italia) di cui abbiamo scritto già in passato.

Turismo straniero: 63 milioni di visitatori (fonti 2019) sono niente, rispetto a ciò che possiamo offrire. L’obiettivo del nostro Paese deve essere quello di accogliere almeno 200 milioni di turisti, decongestionando i “percorsi turistici classici” (città d’arte) per dirottarli su altre località grazie al rilancio di tutti i 43 aeroporti presenti in Italia che dovranno essere organizzati con funzioni specifiche (da intercontinentali a hub per i voli privati) in modo da essere sfruttati appieno e ben distribuiti a livello territoriale (esempio: tra Pescara e Bari non c’è nessun aeroporto operativo nonostante Foggia sia disponibile. Quale politica suicida ha causato questo disservizio?).

€ 44 miliardi di spesa degli stranieri (fonte 2019) sono niente. Ogni visitatore dovrà arrivare a superare i 1.000 € di spesa pro-capite. Questo potrà avvenire grazie al fatto di riportare la produzione artigianale, manifatturiera, di alta gamma, in Italia. Dobbiamo consentire al turista straniero di acquistare il prodotto Made in Italy sia quando è in Italia, sia quando sarà tornato in patria. L’eccellenza dovrà tornare ad essere il mantra del nostro turismo.

Rapporto debito/PIL al 100% (adesso è al 160%): passare da 44 miliardi di ricavi diretti del turismo straniero, a 200 miliardi significa generare un indotto che vale da 2 a 3 volte il fatturato diretto; da 400 a 600 miliardi di PIL che, nell’arco di pochi anni, consentiranno di riportarlo al 100% del Debito pubblico (con l’impegno di “stabilizzare” quest’ultimo).
O si sogna in grande o ci si rassegna allo status quo. Per noi e soprattutto per le next generation, dobbiamo tornare ad essere ambiziosi, lungimiranti e perseveranti. Forse è un sogno, ma a volte i sogni si avverano.

Autore: Massimo De Sanctis – Sistema Ratio Centro Studi Castelli Srl

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