Celiachia, una diagnosi che può disorientare

Una delle caratteristiche distintive della Celiachia è quella di essere una malattia cronica, che dura tutta la vita e una volta diagnosticata, la dieta senza glutine va seguita scrupolosamente per sempre, essendo l’unica azione terapeutica in grado di ripristinare una buona condizione fisica. Proprio per questa cronicità, è d’immediata comprensione che il cambiamento da mettere in atto a seguito della diagnosi implichi intervenire necessariamente sulle proprie abitudini alimentari e non solo. Accettare la diagnosi di Celiachia non è mai stata un’operazione semplice, questo perché il celiaco vede minacciata la qualità della propria vita, consapevole che il cibo è un aspetto importantissimo che va ben oltre il bisogno primario di ogni essere umano.


Cos’è la Celiachia?

La Celiachia è un’intolleranza alimentare permanente al glutine. Il glutine è una sostanza proteica presente nel frumento. La funzione principale svolta da questa proteina è quella di “collante”, cioè di tenere insieme la farina di grano per consentirne la panificazione. Nel soggetto geneticamente predisposto, adulto e bambino, l’ingestione di alimenti contenenti glutine, anche se solo in piccole quantità, determina una reazione immunitaria a livello dell’intestino tenue, dando origine a un’infiammazione cronica che ha come conseguenza l’appiattimento dei villi intestinali e il deterioramento della mucosa intestinale, accompagnata da una sintomatologia variabile da caso a caso.

Come si manifesta?

I sintomi della Celiachia possono essere vari e, in alcuni casi, anche assenti. I più manifestati sono diarrea, calo di peso e forze, gonfiore e dolore addominale, vomito e, nei bambini, anche arresto della crescita. Altre volte possono essere apparentemente extra-intestinali come anemia, osteoporosi, amenorrea, deficit di vitamine e sali minerali o legati ad altre patologie come il diabete mellito tipo primo e la tiroide di Hashimoto. Tuttavia, non sempre la Celiachia si presenta in forma palese, le sue forme cliniche, che devono essere considerate in fase di diagnosi, sono molte.


Quali sono le forme cliniche della Celiachia?

  • Celiachia tipica: le forme tipiche cominciano precocemente, in genere a distanza di alcuni mesi dall’inizio dello svezzamento, con i sintomi del malassorbimento intestinale: diarrea cronica, arresto della crescita, inappetenza, vomito e distensione addominale (il cosidetto “pancione”).
  • Celiachia atipica: le forme atipiche si manifestano tardivamente con sintomi prevalentemente extra-intestinali quali anemia con carenza di ferro, aumento delle transaminasi epatiche, dolori addominali ricorrenti, ipoplasia dello smalto dentario, dermatite erpetiforme o bassa statura in età scolare.
  • Celiachia silente: le forme silenti sono diagnosticate in soggetti apparentemente sani, in seguito a un controllo occasionale. Molti casi sono silenti solo in apparenza, infatti una volta iniziata la “terapia”, si registra un miglioramento complessivo del benessere psico-fisico.
  • Celiachia potenziale: si definiscono potenziali i casi che presentano markers sierologici positivi e biopsia intestinale normale. I pazienti con Celiachia potenziale, se lasciati a dieta libera, possono sviluppare nel tempo una lesione intestinale evidente.


Cosa si può mangiare?

  • Alimenti consentiti (senza glutine): esistono numerosi alimenti naturalmente senza glutine, che possono essere consumati tranquillamente, come il riso, il mais, le patate, i legumi, il grano saraceno, le castagne, il latte e i suoi derivati, la carne, il pesce, le uova, gli oli vegetali, la verdura e la frutta. Inoltre, in commercio è disponibile una vasta gamma di prodotti per celiaci (pane, pasta, biscotti, cereali, ecc.), riconoscibili per la presenza sulla confezione della “spiga barrata”, il marchio che garantisce l’assenza di glutine.
  • Alimenti a rischio (potrebbero contenere tracce di glutine): non possono essere considerati sicuri al 100%, poiché tra gli ingredienti potrebbe non comparire il glutine ma alcuni di essi potrebbero esserne stati contaminati durante il processo produttivo. Questi alimenti sono le minestre pronte, gli insaccati, le salse di soia, i preparati di carne per hamburger, i dolciumi, i gelati e il malto.
  • Alimenti vietati (con glutine): sono assolutamente da eliminare tutti i cibi contenenti derivati del frumento, compreso la segale, l’avena, l’orzo e il farro.


Come si può riconoscere un alimento senza glutine?
Il prodotto, per essere definito senza glutine, deve rispettare almeno una delle 3 regole fondamentali:

  • deve essere presente nel prontuario dell’Associazione Italiana Celiachia, che viene aggiornato annualmente. Se non hai il formato cartaceo puoi scaricare l’app sul tuo smartphone e consultarlo in maniera facile e veloce;
  • riportare la scritta “senza glutine” o (gluten free). Questa, ti darà la certezza che quel prodotto è sicuro;
  • riportare il simbolo della spiga barrata. Anche questo garantisce il prodotto senza glutine.


Come preparare un pasto sicuro senza glutine?

  • Scegliere gli ingredienti che sono sicuramente privi di glutine. Puoi aiutarti consultando “L’ABC della dieta del celiaco” sul sito ufficiale dell’AIC.
  • Non appoggiare il cibo direttamente su superfici contaminate. Prima d’iniziare a preparare un piatto senza glutine, bisogna necessariamente pulire il piano di lavoro.
  • Non toccare il cibo con le mani sporche o con utensili contaminati. Lava le mani e gli utensili che andrai ad utilizzare, prima di procedere con la preparazione di un qualsiasi piatto senza glutine.

    N.B.: gli utensili da cucina, soprattutto in legno e plastica, anche se lavati, potrebbero non essere molto adatti per cucinare senza glutine poiché sono considerati materiali che tendono a trattenere i residui e l’umidità. Per raggirare questo problema, solitamente si consiglia di utilizzare utensili dedicati oppure optare per materiali più isolanti, come l’acciaio.

    Cosa accadrebbe se il celiaco assumesse glutine?
  • L’ingestione di tracce di glutine consapevole o involontaria, spesso non procura fastidi immediati, ma può essere dannosa a lungo termine per il rischio di persistenza dell’infiammazione intestinale. È pertanto indispensabile non “abbassare la guardia” sulla dieta, senza però arrivare alla “fobia” del glutine o al terrorismo psicologico, atteggiamenti assolutamente ingiustificati.

    Come vivere la Celiachia?
  • Ho scoperto di essere celiaca all’età di 9 anni. Ricordo vagamente il momento in cui mi fu diagnosticata. Di quel momento, ricordo solamente la reazione che ebbe mia mamma quando le diedero l’esito finale. Per qualche secondo, rimase pietrificata, dopo di che chiese al medico di cosa si trattasse: malattia autoimmune, nello specifico un’infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Quando il medico finì di spiegare ai miei genitori cosa fosse la Celiachia, mia mamma guardò mio papà ed entrambi si girarono verso di me, guardandomi con occhi tristi. Purtroppo, sul momento non capii il motivo per cui loro mi stessero guardando in quel modo ma ad oggi, credo si sentissero responsabili della trasmissione della malattia e fossero preoccupati per la mia salute ma soprattutto per il mio futuro visto che avrei dovuto convivere con essa per tutta la vita. Dopo la diagnosi, dovetti cambiare radicalmente la mia alimentazione, perciò il medico educò me e i miei genitori riguardo alla Celiachia, spiegandoci cosa significasse la dieta senza glutine, quali cibi contenessero il glutine e quali fossero naturalmente gluten-free. All’inizio, fu piuttosto complicato capire come funzionasse la dieta ma con il tempo, imparammo a fare la spesa, a scegliere i migliori prodotti gluten-free, a cucinare senza glutine e a mangiare fuori casa in locali certificati. Oggi, all’età di 20 anni, possiedo una consapevolezza che con il tempo, è diventata la mia forza e sono giunta alla conclusione che il segreto per vivere serenamente la Celiachia è quello di non sopravvivere ad essa, ma viverla a pieno. Circondati di persone che ti accettino per come sei e che soprattutto non ti trattino da malato, facendoti sentire un peso, perché la Celiachia, sì, fa parte di te, ma non ti definisce.

Quali sono le forme cliniche della Celiachia?

  • Celiachia tipica: le forme tipiche cominciano precocemente, in genere a distanza di alcuni mesi dall’inizio dello svezzamento, con i sintomi del malassorbimento intestinale: diarrea cronica, arresto della crescita, inappetenza, vomito e distensione addominale (il cosidetto “pancione”).
  • Celiachia atipica: le forme atipiche si manifestano tardivamente con sintomi prevalentemente extra-intestinali quali anemia con carenza di ferro, aumento delle transaminasi epatiche, dolori addominali ricorrenti, ipoplasia dello smalto dentario, dermatite erpetiforme o bassa statura in età scolare.
  • Celiachia silente: le forme silenti sono diagnosticate in soggetti apparentemente sani, in seguito a un controllo occasionale. Molti casi sono silenti solo in apparenza, infatti una volta iniziata la “terapia”, si registra un miglioramento complessivo del benessere psico-fisico.
  • Celiachia potenziale: si definiscono potenziali i casi che presentano markers sierologici positivi e biopsia intestinale normale. I pazienti con Celiachia potenziale, se lasciati a dieta libera, possono sviluppare nel tempo una lesione intestinale evidente.

    Un’elevata frequenza di Celiachia, spesso subdula, si rileva nei soggetti affetti da patologie autoimmuni.

Cosa si può mangiare?

  • Alimenti consentiti (senza glutine): esistono numerosi alimenti naturalmente senza glutine, che possono essere consumati tranquillamente, come il riso, il mais, le patate, i legumi, il grano saraceno, le castagne, il latte e i suoi derivati, la carne, il pesce, le uova, gli oli vegetali, la verdura e la frutta. Inoltre, in commercio è disponibile una vasta gamma di prodotti per celiaci (pane, pasta, biscotti, cereali, ecc.), riconoscibili per la presenza sulla confezione della “spiga barrata”, il marchio che garantisce l’assenza di glutine.
  • Alimenti a rischio (potrebbero contenere tracce di glutine): non possono essere considerati sicuri al 100%, poiché tra gli ingredienti potrebbe non comparire il glutine ma alcuni di essi potrebbero esserne stati contaminati durante il processo produttivo. Questi alimenti sono le minestre pronte, gli insaccati, le salse di soia, i preparati di carne per hamburger, i dolciumi, i gelati e il malto.

    Autore: Silvia Sartori – Sistema Ratio Centro Studi Castelli
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