Crisi dei fertilizzanti, così fece l’imperatore Vespasiano

La parola “letizia” ha la stessa radice di “letame” (in latino: laetamen, laetitia) per significare l’abbondanza del raccolto grazie alla concimazione. Come ben sanno gli esperti in materia, l’agricoltura è andata avanti con gli stessi metodi per quattro o cinquemila anni, fino all’avvento dei concimi chimici nel secondo Dopoguerra, quando la produttività dei campi ebbe una vera e propria impennata arrivando alle rese attuali.

Il problema è che adesso anche i fertilizzanti sono al centro di grandi tensioni, non meno dei microchip, del grano, dell’anidride carbonica, del gas russo e di tanti altri prodotti che davamo per scontati, creando una serie di effetti anche sui concimi naturali.

I concimi chimici come l’azoto richiedono molta energia per essere prodotti. I prezzi hanno iniziato a salire nel 2021 a causa dell’aumento della domanda e della diminuzione dell’offerta, poiché le quotazioni record di gas naturale e carbone hanno innescato tagli alla produzione da parte dei produttori di fertilizzanti. Anche le condizioni meteorologiche estreme e le epidemie di Covid-19 hanno messo in crisi le catene di approvvigionamento globali.

La guerra in Ucraina ha peggiorato la situazione, riducendo le esportazioni di fertilizzanti dalla Russia e dall’alleata Bielorussia a causa delle sanzioni occidentali e dei problemi di trasporto. Ciò minaccia di ridurre i raccolti in tutto il mondo in un momento di inflazione alimentare record. Insieme, nel 2021 Russia e Bielorussia hanno rappresentato oltre il 40% delle esportazioni globali di potassio, uno dei 3 nutrienti fondamentali utilizzati per aumentare il raccolto.

Probabilmente da noi gli effetti si vedranno in occasione della prossima campagna di semina, ossia nell’autunno, ma le avvisaglie ci sono già state nell’emisfero australe e negli Usa, dove alcuni Stati del Midwest sono letteralmente dedicati all’allevamento intensivo del bestiame (bovini, suini, volatili). Come in Italia, l’eccesso di deiezioni animali viene normalmente eliminato a pagamento, tramite spandimento sui campi e secondo le regole provinciali, tuttavia l’aumento dei fertilizzanti ha invertito la tendenza e reso preziosi i liquami.

Questo ci riporta al passato dell’imperatore Vespasiano, per esempio: creò nell’Urbe la rete di bagni pubblici che tutt’ora porta il suo nome, al preciso scopo di raccogliere le deiezioni dei romani e rivenderle come sbiancante nell’industria tessile e nella concia delle pelli. Un’iniziativa del genere venne riproposta nella Firenze del Trecento, probabilmente la città più evoluta dell’epoca. In Cina, dove la situazione era più rigida e il contesto più povero e sovrappopolato, un’idea come quella di Vespasiano è arrivata solo intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso e i contadini cinesi (servi della gleba, per i nostri standard) erano obbligati a servirsi del proprio orticello e a concimarlo, per così dire, “personalmente“, facendo di se stessi anche l’animale che produce liquame.

Con gli occhi di oggi, l’imperatore Vespasiano proponeva un’operazione di economia circolare e quella dei contadini cinesi potremmo definirla di economia diffusa. Anche se ci sembrano cose dell’altro mondo, è possibile che tornino di grande attualità. Conviene guardarle senza pregiudizi. 

Autore: Carlo Quiri – Sistema Ratio Centro Studi Castelli

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