Allergia ai pollini

Le miti temperature primaverili accompagnano le fioriture delle piante e l’aria si riempie di concentrazioni polliniche. Per gli allergici ai pollini inizia un periodo complicato per via del conseguente malessere fisico, ma ci sono alcuni comportamenti da seguire che possono aiutare a gestire queste allergie.

Regione che vai, fioriture che trovi. Gli allergici ai pollini, soprattutto in primavera, non possono gioire del tutto dell’arrivo della bella stagione perché iniziano a manifestare lacrimazione, starnutazione e alcune volte tosse e asma in presenza di questa sostanza naturale che il vento trasporta in lungo e in largo, anche a diversi chilometri di distanza dalla sorgente.

I pollini si presentano sotto forma di polvere e vengono rilasciati durante il ciclo riproduttivo delle piante; contengono delle proteine che nei soggetti allergici scatenano la risposta del sistema immunitario e quindi l’esplosione dei sintomi clinici delle riniti allergiche. Oltre a depositarsi sui pistilli dei fiori, infatti, raggiungono le mucose della congiuntiva, del naso e dei bronchi delle persone che vivono nelle zone interessate dalle fioriture.

Diagnosi
Innanzitutto è bene fugare i dubbi, in presenza di una sospetta allergia respiratoria bisogna rivolgersi al medico curante e/o allo specialista per la corretta diagnosi e l’individuazione dell’allergene (o degli allergeni) a cui si è sensibilizzati, per stabilire un adeguato programma preventivo-terapeutico da mettere in atto prima dell’inizio della stagione pollinica.

I numeri non fanno ben sperare: nel 2025 quasi il 50% della popolazione europea soffrirà di una qualche allergia (dati European Academy of Allergy and Clinical Immunology), mentre nel nostro Paese circa il 40% della popolazione dichiara già di soffrire di disturbi di questo tipo.

Sintomi
Non tutti siamo allergici ai pollini, ma se si manifestano alcuni sintomi tipici è bene correre ai ripari andando dal medico. I sintomi classici delle allergie primaverili coinvolgono gli occhi, le vie respiratorie e le mucose del naso. Tra quelli nasali più ricorrenti: starnuti ripetuti, prurito, sensazione di naso chiuso, riduzione dell’olfatto, secrezione di muco acquoso e biancastro e meno consistente di quello del tradizionale raffreddore.

Per i sintomi oculari spiccano: prurito alle congiuntive che appaiono arrossate ed edematose, lacrimazione e fastidio alla luce.
Tra sintomi respiratori più indicativi: tosse secca e stizzosa e difficoltà a respirare, a volte crisi di tipo asmatico.

Cosa fare
Il Ministero della Salute ha stilato una serie di consigli per gli individui allergici ai pollini.

• Consultare i calendari pollinici per conoscere il periodo di fioritura delle piante responsabili delle manifestazioni allergiche o i bollettini dei pollini (si trovano sui siti delle Arpa, Agenzia regionale per la protezione ambientale), così da sapere quali e quanti pollini sono diffusi nell’aria.
• Ridurre le attività all’aperto nei periodi di fioritura critici, evitando i luoghi dove sono presenti le piante responsabili della propria allergia. Svariati pollini vengono rilasciati nell’aria soprattutto nelle giornate calde, secche, assolate e leggermente ventilate, con concentrazioni maggiori nelle ore centrali della giornata.
• Dopo molte ore passate all’aperto è bene fare la doccia per rimuovere i pollini che si sono accumulati sui capelli: di notte potrebbero depositarsi sul cuscino ed essere inalati.
• I capi di abbigliamento indossati durante il giorno non andrebbero tenuti in camera da letto e bisognerebbe evitare di far asciugare il bucato all’aperto per impedire eventuali accumuli di polline. Per quanto riguarda le scarpe, al rientro a casa andrebbero riposte all’aperto o in un armadio in modo che non trasportino in giro per casa le particelle allergizzanti.
• Se si viaggia in auto meglio tenere i finestrini chiusi, così da non far entrare i pollini in macchina.
• Per ridurre la concentrazione dei pollini negli ambienti interni possono venire utilizzati dei condizionatori d’aria o dei depuratori con filtri particolari, purché si puliscano i filtri con regolarità.
• Come luogo di vacanza sono preferibili le località marine o d’alta montagna: il vento che di giorno spira dal mare verso terra convoglia aria priva di pollini, mentre a quote elevate la produzione pollinica è ridotta. Ad ogni modo, quando si programmano le vacanze in luoghi diversi da quello di residenza, vanno consultati i calendari dei pollini della zona di destinazione.

Starnuti e stagioni
Lo starnuto è un riflesso naturale che si scatena quando un agente irritante o allergenico entra in contatto con le mucose del naso. E per fortuna che c’è, infatti, serve a liberare le vie aeree superiori dagli agenti patogeni, una sorta di “ripristino del sistema”, simile a “control-alt-canc” per un computer.

Tra i pollini più insidiosi spiccano: graminacee, parietaria, betulacee e ambrosia, cui si aggiungono le forme di allergia in aumento, dovute ai cosiddetti pollini minori come il cipresso, il nocciolo o l’olivo.

“La concentrazione di polline nell’aria – si legge in una nota di Assosalute – varia a seconda della stagione, del clima, della tipologia di pianta e della regione.
Ad esempio, le graminacee, la famiglia erbacea più diffusa e presente a tutte le latitudini, ha il suo picco di pollinazione tra maggio e luglio; la parietaria, specie più diffusa nel centro e sud Italia, raggiunge la massima intensità tra maggio e giugno; le composite (o asteracee), vasta famiglia di piante che vanta 20.000 specie diverse di cui 700 presenti sul nostro territorio – tra cui l’ambrosia – fioriscono e rilasciano pollini da luglio a settembre; le betulacee fioriscono nei mesi compresi tra gennaio e maggio mentre le oleacee da maggio a giugno; il cipresso, infine, libera i pollini da febbraio a fine marzo, con possibili anticipi a gennaio e/o prolungamenti fino ad aprile”.

Foto: archivio Qdpnews.it
Autore: Anna Simone – Sistema Ratio Centro Studi Castelli

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