Avete mai sentito parlare dell’inquinamento causato dal web? Eppure, il traffico medio e-mail di un lavoratore provoca tante emissioni quante 1.000 km in automobile.
Le battaglie quotidiane per la riduzione delle emissioni inquinanti sono spesso focalizzate su fattori tangibili, per esempio l’ampio utilizzo e l’abuso di combustibili fossili. Ma provate a pensare alla struttura sulla quale si regge l’intera rete Internet: cavi, interruttori, centri di elaborazione dati, calcolatori, “server room”. Questo si traduce in un elevato consumo di elettricità.
La rete, anche per il mastodontico utilizzo che ne viene fatto, è altamente “energivora” di energia elettrica. Quest’ultima, poi, non proviene necessariamente da fonti rinnovabili. Dal consumo energetico, infatti, discendono indirettamente le emissioni di CO2 (anidride carbonica) e gas climalteranti.
Il tema dei rifiuti invisibili è stato trattato anche all’interno dell’edizione 2020 della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (in inglese EWWR). Tra le azioni proposte, è emersa la necessità di accrescere fra le persone la consapevolezza dell’impatto ambientale dell’infrastruttura fisica di Internet. Da una parte, c’è l’impatto legato alla fabbricazione e al trasporto delle strutture fisiche (hardware), a cui si sommano anche i dispositivi che noi usiamo per usufruire dei servizi (telefoni e computer); dall’altro, c’è la richiesta di energia per alimentare (e raffreddare) tutti i dispositivi e le infrastrutture.
Un esempio? Secondo la documentazione emersa, un cellulare (smartphone) che pesa 200 grammi e che viene spedito in una piccola confezione di cartone, lascia alle sue spalle ben 86 kg di rifiuti.
Ma facciamo un altro esempio meno tangibile. Sembrerebbe molto pesante, sempre secondo i dati della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, anche l’impronta lasciata dall’uso di e-mail, navigazione tramite motori di ricerca e di Internet in generale. I dati segnalano che l’impatto di una e-mail da un megabyte sarebbe pari a quello di una lampada da 60 watt accesa per 25 minuti. Partendo da questa informazione, ognuno di noi potrebbe provare ad accedere alla propria casella di posta elettronica e controllare quanti “mega” vengono scambiati.
Secondo una stima, l’invio di 20 e-mail al giorno per 365 giorni l’anno corrisponderebbe a 1.000 km di percorrenza di un’automobile. Alla luce di questi dati, quali potrebbero essere le azioni virtuose per calmierare queste emissioni? Di seguito viene proposto il decalogo redatto dal portale economiacircolare.com.
Autore: Alessandro Ponzoni – Sistema Ratio Centro Studi Castelli Srl