Il fisco riparte dai controlli incrociati sui conti correnti

L’obiettivo, nemmeno tanto velato, è provare a ridare slancio alle indagini finanziarie, uno strumento di accertamento che, prendendo spunto dall’archivio dei rapporti finanziari, risulta infatti decisamente sottoutilizzato rispetto alle sue reali potenzialità antievasione.


L’avvio di queste attività di accertamento o, meglio, di “esplorazioni” sui conti correnti degli italiani attraverso l’intelligenza artificiale e la pseudonimizzazione dei dati anagrafici, è stato recentemente annunciato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in un’intervista alla stampa.


Il rilancio di queste attività sembra infatti confermare la volontà di riprendere a utilizzare questa delicatissima banca dati attraverso le più recenti tecniche di pseudonimizzazione dei dati personali nel tentativo di invertire un costante sottoutilizzo di questo strumento, come più volte denunciato dalla Corte dei conti. Secondo la magistratura contabile, infatti, l’anagrafe dei rapporti finanziari risulta sottoutilizzata ai fini dei controlli antievasione nonostante la ricchezza e la qualità delle informazioni nella stessa contenute.


Analizzando attentamente le dichiarazioni rilasciate dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, emergono una serie di spunti interessanti circa il reale utilizzo che il Fisco si accinge a compiere sui dati contenuti nell’archivio dei rapporti finanziari.

Come ha detto Ruffini siamo di fronte a prime “esplorazioni” dei dati che verranno portate avanti utilizzando la tecnica della pseudonimizzazione dei dati, resa ora possibile dal combinato disposto della L. 160/2019 e del decreto ministeriale attuativo del 28.06.2022. Grazie a questa particolare metodologia i primi responsi che vengono forniti dagli algoritmi utilizzati dal Fisco non danno indicazioni dei dati anagrafici degli intestatari dei conti correnti estrapolati sulla base degli appositi indicatori di rischio di evasione che guidano il sistema di intelligenza artificiale. La vera identità dei titolari dei conti correnti o degli altri rapporti finanziari, giudicati ad alto rischio fiscale, verrà disvelata al Fisco solo a seguito di ulteriori verifiche e analisi più approfondite.

Altro elemento importante al quale ha fatto riferimento il direttore riguarda l’annualità oggetto delle suddette esplorazioni, nonché lo specifico fattore di rischio fiscale sulla base del quale gli algoritmi del Fisco costruiranno le liste selettive di contribuenti da sottoporre a controllo.


Per quanto riguarda l’annualità, Ruffini ha precisato che tali verifiche avranno a riferimento il periodo d’imposta 2017, mentre per quanto riguarda l’indicatore di rischio che guiderà le analisi lo stesso è rappresentato dai contribuenti che in tale annualità hanno manifestato “grandi movimentazioni sui propri conti correnti ma non hanno presentato la dichiarazione dei redditi”. Si tratta, a ben vedere, di un indice di rischio piuttosto semplice e grossolano per la verifica del quale gli algoritmi del Fisco non dovranno faticare molto.


Stando alle affermazioni del direttore Ruffini i soggetti intercettati saranno infatti veri e propri evasori totali, per lo meno per l’annualità oggetto di indagine, non avendo presentato la dichiarazione annuale dei redditi.

Anche su tali aspetti più volte la magistratura contabile aveva nel tempo sottolineato le perdite di gettito connesse al sottoutilizzo dell’archivio dei rapporti finanziari. Le lancette annuali della prescrizione hanno sicuramente consentito a molti contribuenti nelle condizioni di rischio fiscale sopra individuate, di sfuggire alla scure del Fisco nelle annualità precedenti al 2017.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
Autore: Andrea Bongi – Sistema Ratio Centro Studi Castelli

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