In silenzio

Ricorre quest’anno il 50esimo di un’invenzione indispensabile per la vita odierna: il telefono cellulare. Il suo inventore è un esempio di imprenditore di altri tempi che non fa parlare di sé nonostante la portata della sua scoperta

È molto probabile che in autunno venga in Italia una delle persone che più di ogni altra ha contribuito a rivoluzionare la nostra vita. Forse andrà dal Papa, probabilmente riceverà una laurea honoris causa, magari terrà qualche conferenza. Tutto dipenderà anche dalle sue condizioni legate all’età, 94 anni, che comunque Martin Cooper porta assai bene.

Non è un nome altisonante, né un guru di Internet, dei social o di auto elettriche. Non è neppure stra-miliardario e appare assai poco sui giornali. Martin Cooper è l’ingegnere , allora alla Motorola, che ha inventato il telefono portatile. Nell’aprile del 1973 fece la prima chiamata da una strada di New York a un suo collega, collegando per la prima volta due persone invece di due posti. Il suo “portatile” pesava un chilo e mezzo e la batteria durava mezz’ora, a fronte di dieci ore di ricarica.

Dunque, sono 50 anni che possiamo usufruire di un’invenzione straordinaria, che ha visto espandere le sue capacità in maniera esponenziale e fondersi con la trasmissione dati, con una infinita capacità di memoria, con video, giochi, app, in un minuscolo apparecchio che teniamo comodamente in tasca.

Cosa devo dire? Mi piacciono questi imprenditori anche un po’ folli e quasi sconosciuti che, senza presenzialismo o trionfalismi , hanno incredibilmente migliorato la vita di tutti e dato un fortissimo impulso, impossibile da calcolare, allo sviluppo economico, non solo dei Paesi ricchi. Mi sembra un tipo di imprenditorialità che assomiglia molto a quella del mondo contadino-artigianale che, senza clamore, ha saputo apportare forti cambiamenti in tante pratiche e nella sperimentazione sui prodotti nell’assoluto silenzio, nella quotidiana riflessione sul proprio lavoro.

Certo, c’è la scintilla, soprattutto nel mondo dell’elettronica, dell’energia, del digitale. È l’atteggiamento, però, che mi stupisce: persone che rifuggono dalla visibilità, pur avendo inventato qualcosa di straordinario.

Ognuno di noi, non proprio giovanissimo, ricorda come era il mondo senza cellulare, come doveva essere tutto pianificato negli orari, negli appuntamenti e come, ad esempio, organizzare un viaggio fosse infinitamente più complicato rispetto alla libertà e flessibilità attuali. Del cellulare non si può proprio più fare a meno, mentre ho letto di qualche atteggiamento critico verso lo smartphone, verso l’eccessiva complessità, la mancanza di privacy, l’invadenza degli algoritmi, l’insostenibilità e, non raramente, la volgarità dei social. C’è chi ritorna al vecchio e caro portatile che ci fa comunicare direttamente con le persone senza gruppi, foto, emoticons e quant’altro.

Forse Martin Cooper ne è contento, forse potremo anche chiederglielo direttamente. Perché mi sembra di poter dire che la purezza di quella prima telefonata non andava a intaccare la necessità poi di trovarsi insieme, intendo fisicamente, faccia a faccia, a intrattenere relazioni vere. E, magari (ma sarebbe servita la sfera di cristallo), sarebbe stato opportuno prevedere solidi presidi educativi e preparatori all’uso di uno strumento che, con le sue enormi potenzialità, ha comunque creato non poche e pericolosissime dipendenze.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
Autore: Anselmo Castelli– Sistema Ratio Centro Studi Castelli

Total
0
Shares
Articoli correlati